Aprile 24, 2024

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La Battaglia di Anghiari c’è, è dietro l’affresco del Vasari, ce lo dice la Gioconda…

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CERCA TROVA…

 

La Battaglia di Anghiari c’è e ce lo dice la Gioconda

La Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci è nel salone dei Cinquecento a Palazzo Vecchio a Firenze. Ed è nascosta dall’affresco di Vasari, “La battaglia di Marciano”. La prova è nel nero, il più importante dei frammenti rinvenuti dal lavoro della equipe guidata da Maurizio Seracini. Le analisi sul campione mostrano che ha una composizione chimica simile a quella del pigmento nero trovato nella patina bruna della Gioconda e del San Giovanni Battista di Leonardo

Schermata 2018-05-17 alle 05.46.58Le ultime novità del mistero della “Battaglia di Anghiari”.  Sarà interessante conoscere le nuove scoperte del Dan Brown italiano, Maurizio Seracini, per piu’ di trenta anni impegnato nella ricerca della elusiva Battaglia di Anghiari di Leonardo Da Vinci. Oggi è stato rivelato qui il risultato di trenta anni di ricerca: che Maurizio Seracini, l’ingegnere dell’arte diagnostica, docente presso l’Università di San Diego, con conseguente impulso Carlo Pedretti, uno dei maggiori esperti nel mondo di Leonardo da Vinci. Seracini sta cercando la Battaglia di Anghiari, l’affresco, infatti, l’encausto dipinta da Leonardo da Vinci ed evaporata, cadeva dal muro in una notte dice la storia ufficiale. Lo stesso affresco, ci sono indicazioni che, per la ricerca storica e le ultime scoperte sensazionali, le ha rivelato oggi, era nascosto da un muro, poi dipinto da Giorgio Vasari. Un ammiratore di Leonardo, Vasari ha lasciato una scritta (“Cerca Trova”) in un punto nella sua battaglia di Marciano, il lavoro che nasconde proprio ciò che rimane dell’opera di Leonardo.

anghiari-006.630x360una delle cose che ha sempre incuriosito i piu’ attenti è la scritta “cerca trova”…

Giorgio Vasari, nella sua Battaglia di Marciano, aveva lasciato degli indizi (a sinistra). Dietro il suo affresco è nascosta un’opera di Leonardo che per dipingerla utilizzò gli stessi pigmenti del nero usato per il velo marrone della Gioconda.

Le indiscrezioni prima  e la cronaca dell’annuncio :

Le ricerche condotte da Maurizio Saracini alla fine dello scorso anno all’interno di Palazzo Vecchio, a Firenze, sembrano confermare che dietro l’affresco La Battaglia di Marciano di Giorgio Vasari, nel Salone dei Cinquecento, si cela affettivamente un dipinto di Leonardo da Vinci. La prova? Arriva dalla Gioconda.

49991.ngsversion.1421960933172.adapt.1900.1le sonde inserite nel muro che separa l’affresco di Vasari dal dipinto di Leonardo

Pigmenti
Il più importante dei frammenti rinvenuti dal lavoro della equipe di Seracini dietro il dipinto vasariano è stato analizzato con un microscopio elettronico a scansione: ed è risultato praticamente identico al pigmento usato nella patina bruna della Gioconda e del San Giovanni Battista. Si tratta di un nero realizzato con Terra d’ombra (un pigmento inorganico detto anche Terra d’Umbria) e manganese miscelati con ferro. Ma il rapporto con il ferro è “anomalo”. Si tratta di un unicum leonardesco, quasi una firma del genio toscano, utilizzato anche per dipingere la Gioconda.
Accanto a questi frammenti di estrema rilevanza, Seracini ha trovato anche frammenti rossi e puntinature nere.

veleIl particolare della Gioconda dove è stato usato un pigmento identico a quello trovato sul muro dietro alla Battaglia di Marciano.

Come è stato trovato il pigmento?
Con una scannerizzazione ad alta risoluzione, i tecnici guidati da Seracini hanno potuto andare “dietro” al lavoro di Vasari: e individuare i punti già deteriorati dell’affresco che permettessero loro di passare al di là della parete, senza intaccare il dipinto vasariano, e osservare il muro. Di fatto le indagini sono state fatte solo su zone senza pittura o lesionate o ancora, ridipinte nel ‘800.

Trovata l’intercapedine
È stata così trovata una intercapedine di circa 1,5 cm, che sta tra il muro originario e quello “nuovo” (in mattoni, con uno spessore di circa 10 cm), sul quale è dipinta la battaglia di Marciano. Attraverso l’uso di speciali sonde endoscopiche si è riusciti a raggiungere l’intercapedine. E così sono stati trovati frammenti di cocciopesto, un pigmento di manganese e un cristallo di lacca. Tutti materiali – come detto – compatibili con le tecniche e i prodotti usati da Leonardo per preparare basi e colori.

La tecnologia
Lo studio multidisciplinare è stato promosso dalla National Geographic Society e dal Center of Interdisciplinary Science for Art, Architecture and Archaeology (CISA3) della University of California, San Diego’s (UCSD), assieme al Comune di Firenze.

 

La Battaglia di Anghiari, una copia, quì sotto riportata,  in dotazione  agli Uffizi.

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Il dipinto di Leonardo, che per lungo tempo si pensava fosse andato distrutto a metà del XVI secolo con il rifacimento del salone dei Cinquecento. Potrebbe trovarsi dietro la Battaglia di Marciano di Vasari.

vedi foto qui sotto

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I dettagli della ricerca
I dati raccolti da Seracini e il suo team a sostegno dell’ipotesi che l’opera leonardesca si trovi dietro il Vasari si possono suddividere in quattro tipologie:

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1)
 Il campione di materiale nero è stato analizzato con un microscopio a scansione elettronica con spettroscopia a raggi X a dispersione di energia (SEM-EDX), che identifica gli elementi chimici nel campione. Il materiale trovato dietro la parete del Vasari mostra una composizione chimica simile a quella del pigmento nero trovato nella patina bruna della Gioconda e del San Giovanni Battista di Leonardo, così come identificati in una pubblicazione scientifica degli studiosi del Louvre che analizza tutti i dipinti leonardeschi.


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2)
 Sono stati ritrovati frammenti di materiale rosso, probabilmente una lacca rossa di origine organica. Secondo gli esperti, è assai improbabile che questo tipo di materiale possa essere presente nel normale intonaco di un muro.

 

 


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3) Le testimonianze visive ottenute con la sonda endoscopica ad alta definizione indicano che il materiale color beige visibile sulla parete può essere stato applicato solo con un pennello.

 


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4)
 Il team di ricerca ha confermato la presenza di un’intercapedine tra il muro di mattoni su cui Vasari dipinse il suo affresco e il muro alle sue spalle. La scoperta suggerisce che il Vasari possa aver voluto conservare il capolavoro di Leonardo costruendovi una parete davanti. Questa ipotesi è avvallata anche dal fatto che nel salone non ci sono altre intercapedini. L’unico muro in più è quello della parete est.


In conclusione faccio i miei complimenti ovviamente al professor Seracini,  al suo team, per il  lavoro svolto. I risultati sono molto positivi, i fori fatti sul dipinto di Vasari non sono stati fatti invano, perchè attraverso le telecamere a sonda endoscopica, sono riusciti a dimostrare una tesi che è nata come idea nella testa del professore già 36 anni fa. Oggi dimostrata scientificamente di fronte a tutto il mondo con questo grande team scientifico. “Non è molto chiaro il motivo per cui, il tempo concesso dal comune di Firenze, al team scientifico di Seracini, al National Geographics, L’Opificio delle Pietre Dure, quali partners in questa grande ricerca, si sia ridotto improvvisamente, come si puo’ vedere sul video, cio’ non toglie valore a una delle piu’ coraggiose e tecnologcamente evolute indagini per la certificazione di opere d’arte di artisti incantati.
Ringrazio il National Geographics,  e il loro  fotografo Dave Yoder, L’opificio delle Pietre Dure, Il Team scientifico del Professor Seracini, il Comune di Firenze, e Maurizio Seracini
Il video completo del reportage sulla ricerca del Professor Seracini
Alessandro Sicuro
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segue…

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