Il Nobel della medicina ai guru
delle cellule riprogrammabili
Shinya Yamanaka e John Gurdon
in campo genetico che potrebbero portarci a farmaci mirati per battere mali terribili come il cancro o l’Alzheimer.
Si chiamano John Gurdon e Shinya Yakamanaka: il Nobel per la medicina 2012 è per entrambi meritatissimo, perché in tempi diversi e con tecniche diverse hanno scoperto come riprogrammare le cellule adulte, riportandole alla condizione iniziale, quando sono pronte a trasformarsi nei tessuti e negli organi che compongono l’organismo.
I loro studi hanno riscritto di un colpo i libri di biologia, ma il fascino universale delle loro scoperte è legato all’impatto sulla vita di ciascuno di noi: svelare i meccanismi di funzionamento e sviluppo delle cellule promette di cambiare la logica stessa della medicina, dall’indagine sull’origine delle malattie alle terapie personalizzate, fino alla produzione di farmaci «mirati». Cureremo finalmente l’Alzheimer? E sarà sconfitto una volta per tutte il cancro?
Passò altro tempo, finché nel 2006 Yamanaka fece un balzo ulteriore: invece di manipolare la cellula, scoprì il cocktail di geni con cui è possibile produrre la metamorfosi, da adulta a baby. La battezzò «cellula staminale riprogrammata indotta», suscitando l’entusiasmo generale. Ora, mezzo secolo dopo la prima intuizione di Gurdon, gli esperimenti per trasformare in realtà le promesse racchiuse nelle ricerche dei due neo-Nobel sono in pieno svolgimento nei maggiori laboratori del mondo.