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La ricetta per lo sviluppo Italia inizia da qui, si crea un tesoretto con queste semplici operazioni

LA RICETTA PER LO SVILUPPO E’ SEMPLICISSIMA :

si crea un tesoretto con queste semplici operazioni e poi si parte con la produzione, degli asset ancora performanti: turismo, made in italy, industria di qualità etc….

In un Paese dove l’evasione è congenita e premiata, la corruzione è spesso il secondo abito dei partiti e dell’amministrazione e gli sprechi una costante, indicare i tagli è relativamente semplice. Lo sviluppo è invece, molto più complicato. Tagliare è necessario, ma bisogna avere un’idea di futuro (oltre che riformare profondamente lo Stato). L’Italia deve ripartire. E’ chiaro cosa non è sviluppo. Non lo è l’economia del cemento, delle automobili, della finanza speculativa e della distruzione dell’ambiente, dei flussi migratori incontrollati.

L’Italia deve ripartire, c’è riuscita altre volte nella Storia, con i Comuni, il Rinascimento e la parte più nobile del Risorgimento. Bisogna sognare, ma anche essere molto pratici. Non c’è più tempo e la classe politica è totalmente incapace di proposte, è un’accozzaglia di vecchi parassiti con il contorno di qualche ex giovanotto vanaglorioso. Merce avariata per il nostro futuro.

Qualche modesta proposta:
– il marchio Made in Italy deve essere utilizzato solo dalle aziende che producono in Italia, il marchio vale spesso quanto il prodotto, oltre ai capitali devono rientrare gli stipendi dei lavoratori
– le aziende che producono utili e li reinvestono in ricerca e sviluppo devono essere detassate
– i finanziamenti europei, pari a 9 miliardi di euro annui, ma che potrebbero salire a 13 se fossimo più efficienti nel predisporre i progetti da presentare, vanno investiti in società esistenti e start up votate alle nuove tecnologie in modo trasparente e dopo una discussione parlamentare
– i 22 miliardi della Tav in Val di Susa vanno destinati alla Ricerca Universitaria
– i 6 miliardi della Gronda di Genova vanno destinati all’eliminazione del Digital Divide e alla diffusione della Rete
– i 4 miliardi del Ponte di Messina vanno destinati allo sviluppo della Cultura, valorizzando i musei e i luoghi storici e d’arte
– la dorsale telefonica, oggi gestita da Telecom, deve essere resa disponibile da un ente terzo a qualunque azienda offra servizi attraverso la Rete
– la tassa CIP6 va erogata integralmente al finanziamento delle aziende di energie rinnovabili, non più a inceneritori e agli scarti delle imprese petrolifere
– incentivazione agricoltura nazionale, in particolare prodotti a km zero, con l’obiettivo di rendere l’Italia autosufficiente dal punto di vista alimentare
– la distruzione dell’ambiente, dal capannone industriale abusivo all’inquinamento dei corsi d’acqua. deve diventare un reato contro il patrimonio comune, ogni (pesante) sanzione dovrà andare in un fondo apposito per lo sviluppo del Turismo.

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