TELECOM CHI?
ANCHE IL GOVERNO “NON È STATO AVVERTITO DELL’OPERAZIONE CON TELEFONICA” (MA SE SI SAPEVA DA MESI)
SI SVEGLIA PURE CATRICALÀ: “IMPENSABILE NON SCORPORARE LA RETE”
Il sottosegretario la rete va affidata a CDP: “Asset strategico, per garantire parità di accesso e qualità del servizio”
– Ma il decreto sulla golden share non è stato attuato, e tutto dipende da quanto Telefonica “voglia tenere buoni rapporti col governo italiano”…
1. IL TESORO PENSA A UN INTERVENTO PER AVVIARE LO SCORPORO DELLA RETE
Roberto Mania per “La Repubblica“
L’allarme è scattato. In ritardo, ma è scattato nelle stanze del governo a Palazzo Chigi, del Tesoro e dello Sviluppo economico in Via Veneto. Tutti in collegamento con New York con il premier Enrico Letta, paradossalmente lì a promuovere gli investimenti esteri in Italia proprio nel giorno in cui gli iberici di Telefonica si prendono Telecom e mostrano la fragilità e l’opacità del nostro capitalismo. E la miopia della nostra classe politica.
Dopo tante chiacchiere inconcludenti. Ma è una questione delicatissima, tanto più – forse – nell’epoca della globalizzazione dei mercati. Franco Bernabè, presidente di Telecom, rassicura in un breve colloquio Fabrizio Saccomanni, ministro dell’Economia. Ma Bernabè è anche il manager che è sempre stato contro la separazione della rete.
Non c’è più la “golden share” ma c’è il “golden power” per effetto della riforma dell’azione d’oro, sollecitata fortemente da Bruxelles, approvata dal governo Monti. Riforma a metà, però. Perché il regolamento attuativo è stato definito per i settori della difesa
e della sicurezza nazionale ma non per l’energia e le comunicazioni.
2. CATRICALÀ: «IMPENSABILE NON SCORPORARE LA RETE»
Barbara Corrao per “Il Messaggero“
«Sviluppo della rete, occupazione, qualità del servizio». Sono questi i tre obiettivi che, ora, premono al governo. Mentre fuori da Largo Brazzà monta l’attenzione sul caso Telecom e sul nuovo assetto di controllo che vede Telefonica al comando, Antonio Catricalà manda un messaggio pacato, ma chiaro: «Nessuno ci ha avvertito. Lo avessero fatto, sarebbe stato meglio. E tuttavia i governi devono guardare al futuro. Il mercato segue la sua strada, il governo deve gestirne gli effetti in modo utile. Perciò chiederemo garanzie sulla rete, l’occupazione, la qualità del servizio. Le stesse richieste che avremmo avanzato se fossimo stati avvisati in anticipo».
«Abbiamo tre obiettivi prioritari da raggiungere. Innanzitutto, garantire gli investimenti di Telecom Italia sulla fibra per la diffusione della banda larga. Poi, assicurare i livelli occupazionali in Telecom e nelle aziende dell’indotto. Infine mantenere la qualità del servizio, che è stata molto alta finora e ha caratterizzato le nostre telecomunicazioni per essere tra le prime al mondo».
Con quali strumenti?
«Aggiungo che il primo obiettivo comprende in sé la necessità che Telecom Italia mantenga la disponibilità a scorporare la rete in una società che veda l’ingresso significativo di Cassa depositi e prestiti anche per garantire quella parità di accesso che completi il processo di liberalizzazione. Queste garanzie devono essere, al giusto livello di governo, richieste al nuovo soggetto di controllo. Non c’è alcun aut aut, ma è importante che l’Italia a fine del percorso conservi una quota rilevante sull’asset strategico della rete».
«Una collaborazione su questi temi è nella convenienza di tutti: conviene a Telecom che otterrà una migliore regolamentazione sulle tariffe; conviene alla Cdp che farà un investimento in grado di generare profitti; conviene al nostro sistema industriale e alla Pubblica amministrazione. E conviene anche a Telefonica venire a confrontarsi e mantenere buoni rapporti con il governo italiano, come del resto ci sono stati finora».
Finora Telefonica è stata critica sullo scorporo della rete e Telecom ha sempre detto di voler conservare il 51%.
«Non è importante il controllo in senso stretto ma quali le regole di governance si adottano. Se sono tali che la società pensi agli investimenti per arricchire se stessa e reinvestire e non per fare l’interesse di singoli soci, il governo non avrà nulla da obiettare».
«Nei confronti di un’azienda UE la migliore garanzia è che nessun investitore mette i suoi soldi in un Paese e non intrattiene buoni rapporti con il governo locale. Credo Telefonica lo abbia messo bene in conto».
Telefonica ha più debiti di Telecom e Cdp è chiamata in causa su molti fronti…
Il governo guarda al futuro ma l’Italia continua a perdere i gioielli del suo patrimonio industriale, non siete preoccupati?
«Bisogna tornare a fare sistema, non possiamo permetterci il lusso di perdere interi pezzi dell’industria nazionale. I grandi attori economici e le istituzioni devono farsene carico. Nel caso di Telecom ho fiducia che Telefonica riesca a superare le difficoltà del momento e a costruire con Telecom Italia quella grande industria che potenzialmente rappresenta».