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GUCCI QUANDO L’ECCELLENZA ITALIANA COMPRENDE IL VALORE DEL BRAND

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LA MAISON GUCCI

Il brand è cultura dell’eccellenza,  il codice identificativo di un prodotto e di una azienda. Il prodotto parla attraverso la tipologia dei materiali con cui è realizzato e il brand ne comunica il sottile messaggio subliminale. Il brand-reputation oggi è uno dei principali catalizzatori di talento. Eppure per molte aziende italiane, a differenza di quelle a matrice anglosassone, la percezione del suo valore e delle sue peculiarità per mantenerlo e accrescerlo sono difficili da comprendere.
Chi ha compreso l’importanza di divulgare e amplificare la  visibilità  di un buon brand ha capito il segreto del business moderno.

Una delle storie che voglio raccontare è quella della famosa maison fiorentina Gucci, che parla di eccellenza italiana, di stile e gusto tipico del nostro paese.

contributo sure-com

Gucci

Da Guccio Gucci a Frida Giannini, la storia di un successo

 L’albero genealogico della famiglia Gucci, a partire da quel Guccio Gucci che nel 1921 fondò una piccola azienda di pelletteria artigianale a Firenze, si sviluppa intricato e mastodontico come una vera e propria Dynasty all’italiana. La saga famigliare dei Gucci è strettamente correlata con le vicissitudini finanziarie che hanno segnato l’avanzata dell’azienda dalla metà del Novecento, la crisi sopraggiunta alla fine degli anni ’80 e la conseguente cessione a una cordata di azionisti che ne hanno acquisito le quote. Tuttavia l’eccellenza del marchio, riconosciuta in ogni angolo del globo, si deve all’intuizione e all’assiduo lavoro dei singoli membri di questa leggendaria famiglia, che hanno influenzato il percorso di quasi un secolo di moda italiana.

Come da copione di tutte le più affascinanti storie dell’imprenditoria Made in Italy, il film non autorizzato sulla famiglia Gucci che Ridley Scott realizza per la Paramount Picture, comincerà probabilmente tratteggiando la tipica figura del self-made man: il giovane Guccio è a Londra a tentare la fortuna. Per sbarcare il lunario lavora come ascensorista nel prestigioso Savoy Hotel, frequentato da elegantissimi gentlemen che indossano guanti, bombetta e coltivano l’hobby della caccia alla volpe. Tra una salita ai piani alti e una discesa, Guccio prende appunti su quei dettagli che incorniciano l’eleganza britannica, ancora sconosciuta dalle nostre parti. Tornato in Italia si mette in affari inventandosi una linea di accessori in pelle ispirati al mondo equestre. Alla pregiata fattura dell’artigianato fiorentino si aggiunge quel tocco di genio che trasforma l’accessorio in totem richiestissimo e che è ancora oggi riconoscibile in ciascuna delle borse, cinture, valigie esposte in teche di cristallo nelle vetrine di via Condotti, come nel centro di Tokyo. Il morsetto, la staffa, il nastro verde-rosso-verde ispirato al sottopancia della sella sono attualmente sinonimo di un cognome solo, nonostante il Gruppo sia ormai diventato una divisione poli-marca.

Il percorso imprenditoriale è segnato da alcune tappe strategiche a cominciare quel 1953 quando, alla morte di Guccio, i quattro figli Aldo, Rodolfo, Vasco e Ugo acquisiscono l’attività di famiglia già proiettata verso una crescente espansione internazionale. Neglianni ‘60 il mocassino col morsetto entra nella collezione permanente del Metropolitan Museum of Art di New York, Grace Kelly scende dalle scalette degli aerei con i capelli raccolti nel foulard Flora, appositamente disegnato per lei, e Peter Sellers ripone la sceneggiatura del film in corso nella sua tracolla Hobo… Durante gli anni ‘70 la produzione si diversifica, fino a quando nell’ 82 l’azienda diventa una società per azioni, con a capo il figlio di Rodolfo, Maurizio, che mantiene il 50% delle quote per alcuni anni. Nel 1990 però il pacchetto viene ceduto all’Investcorp e scompare così l’ultimo dei Gucci dalle fila degli azionisti.

GUCCI

Tuttavia tradizione e innovazione continuano a essere i dettami di un brand vincente, in grado di reinventarsi e sorprendere per superare anche momenti piuttosto critici. Così come negli anni dell’autarchia Guccio Gucci aveva intuito la necessità di sostituire la costosissima pelle con dei materiali alternativi, (alcuni articoli di quel periodo, come la borsa bambù, sono ancora in vendita nelle boutique precisi identici al prototipo di allora), allo stesso modo all’inizio degli anni ‘90 Tom Ford, nominato direttore creativo della maison, riesce a infondere nuova linfa grazie a un’audace svolta stilistica, provocatoria e raffinata allo stesso tempo: tacchi a spillo, abiti in jersey di seta con inserti a vista e dettagli in metallo. Nel 1999 la Gucci stringe un’ alleanza finanziaria con Pinault Printemps Redout, trasformandosi da azienda mono-marca a gruppo multi-marca. Nel 2005 Mark Lee, nel ruolo di amministratore delegato e la brillante Frida Giannini, che succede a Ford nella direzione creativa, guidano i passi da gigante dell’azienda, attraverso conferme e nuove conquiste. Le borse in Pelle Guccissima, con il logo stampato a caldo, continuano a testimoniare il successo di una doppia G che si ripete ostinata e impeccabile da quasi novant’anni, forte di un sex-appeal grintoso e contemporaneo. E questo grazie all’intuito della Giannini che ha saputo ritrovare nel classico il segreto dell’ultimo grido. E’ recentemente uscito anche in Italia “La saga dei Gucci”, il libro di Sara Gay Forden già bestseller in America che ripercorre i fatti e i retroscena della storia eccezionale della famiglia Gucci.

Alessandro Sicuro

 

 

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