
Il FISCAL COMPACT ED IL MES.
PROBLEMI EUROPEI. PROBLEMI ITALIANI.
SE CON L’ARRIVO DELL’EURO E DELLE CRISI RECENTI ABBIAMO POTUTO VEDERE LA VERA CRISI IN FACCIA, CON L’AVVENTO DEL FISCAL COMPACT E DEL MES AVREMO IL COLPO DI GRAZIA. SARA’ LA FINE DI TUTTO, DELLA NOSTRA SOVRANITA’, DELLA NOSTRA ECONOMIA NON RIMARRA’ CHE UN RICORDO E TUTTI NOI DIVENTEREMO SCHIAVI MODERNI DEI NOSTRI CONQUISTATORI E PARLEREMO TUTTI TEDESCO.
E’ richiesta la riduzione del debito pubblico del 5% annuo per venti anni. Vi è obbligo a coordinare i piani di emissione del debito con la Commissione europea e con il Consiglio dell’Unione. Vi sono poi previsti una serie di automatismi con correzioni a scadenze automatiche, quando non si sia in grado di raggiungere gli obiettivi concordati, anche prevedendo sanzioni semi-automatiche.
Tutto questo parrebbe appoggiarsi a giusti principii ma si tratta in realtà di un vero e proprio suicidio. Ridurre la
Austerità e tasse per venti anni vuol dire soccombere. Morire.
Una cosa però è mantenere l’affidabilità, una cosa è tagliare per due decenni.
Del resto non è facile operare, presi come siamo tra il ricatto di agenzie di rating internazionali, che di fatto sono
Ogni agenzia di rating risponde in parte a persone che sui declassamenti speculano, sia finanziariamente sia con l’acquisizione degli asset strategici del paese “attaccato”. Ogni passo della Germania sembra andare verso il tentativo del suo totale controllo di economie e politiche nel continente. Se non aderiamo al suicida patto tedesco saremo declassati a spazzatura, se aderiamo non vedremo ripresa per quindici, venti anni ad essere ottimisti.
La posizione migliore politicamente, ci pare quella inglese, che si è guardata bene dall’aderire al Fiscal Compact, come pure alla moneta unica.
Occorrerebbe, a mio parere, un controllo della spesa eliminando tutti gli sprechi, organici nel nostro paese, ed investire il risparmio, in ripresa, consumi, benessere.
Col risparmio ci toglieremo in parte di mezzo Moody’s e c. , col finanziare lo sviluppo ci si andrebbe a svincolare dalla morsa tedesca. Il che vuol dire ridiscudere vincoli, parametri e la quasi totalità del Fiscal Compact. Temiamo proprio che così non sarà.
In questo bel quadro ecco che arriva il MES. Di cosa si tratta?
In pratica serve a salvare nazioni che, aderenti all’Unione, vadano in bancarotta.
Ottimo, si dirà, ed in effetti all’apparenza pare una buona idea. Il problema è che questo aiuto che viene dato presenta, per diventare effettivo, una serie di pesanti condizioni a cui sottostare.
Approvato il 23 marzo 2011 è di fatto una struttura intergovernativa, sul modello del FMI e può imporre scelte di politica macroeconomica agli stati membri. Ha una capacità di circa 650 miliardi di euro, è gestito dal Consiglio dei governatori, formato dai ministri finanziari dei paesi membri, da un Consiglio di amministrazione, da un Direttore generale con diritto di voto e, come osservatori, dal presidente della BCE e dal commissario UE agli affari economico-monetari.
Come in molti hanno sottolineato presenta una notevole percentuale di rischio.
Tra le altre cose chi voglia avere soccorso dal MES deve precedentemente aver aderito al Fiscal Compact, il quale Fiscal Compact può emettere titoli propri o attraverso accordi con istituti finanziari o con altri soggetti. Sancisce inoltre che tutti i Titoli di stato dei paesi Eurozona siano forniti di Collective Action Clauses. In caso di ristrutturazione del debito di uno stato questo permette ad una maggioranza di creditori di accettare una certa percentuale di perdite ma, e qui sta il punto o uno dei punti, anche di costringere ad accettarle i creditori che eventualmente non siano d’accordo. I crediti che un paese abbia contratto con il MES hanno la precedenza su altri crediti fatta eccezione per quelli del FMI.
Il MES gode inoltre di immunità totali, proprietà, fondi, liquidi, ovunque si trovino e chiunque li possieda, sono
Con la pressione delle agenzie di rating, con i vincoli nel rapporto deficit/Pil, infine con il Fiscal Compact si mettono in crisi le economie più a rischio e se ne impedisce la ripresa. Per anni.
In questi paesi si va a fare facili acquisizioni, il che non è peraltro proibito, ma tali nazioni rischiano di perdere i propri comparti strategicamente rilevanti rimanendo con le scatole vuote in mano.
Non è possibile far ripartire a questo punto alcuno sviluppo. Quella nazione farà ricorso al MES.
L’Unione, che ha causato il disastro, va, attraverso il MES, a prestare denaro ha chi lo ha tolto.
Sottraendogli però, nei fatti, la sovranità nazionale.
Il fine iniziale è poter speculare facilmente, il fine ultimo è più rilevante. E’ prettamente politico.
Quella nazione, dopo essersi messa nelle mani del MES non è più indipendente. Non ha una economia né sovranità nazionale.
Attraverso un meccanismo economico e finanziario si realizza in realtà l’unione politica dell’Europa. Capitale Berlino.
Certo l’unione politica europea è auspicabile e darebbe più autorità al continente nelle decisioni internazionali. Se però il prezzo devono essere anni di depressione economica, povertà, perdita delle libertà, sempre possibile ove si
Ricorda vagamente, seppur in termini differenti, episodio V di Guerre Stellari. Per chi non lo avesse visto racconta il passaggio dalla repubblica all’impero. Forse necessario storicamente, va tuttavia ben controllato per non incorrere in rischi di assolutismo. Con parlamenti politicamente “vuoti” e con decisioni prese lontano dai cittadini. Nel film si passa dalla repubblica ad un duro centralismo. All’impero appunto. Solo che questo non è un film.
Alessandro Sicuro