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LA BANCA D’ITALIA, L’ENNESIMO REGALO DEL GOVERNO ALLE BANCHE E NON SOLO ITALIANE

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-Il governo sta mettendo le mani sulla Banca d’Italia per fare l’ennesimo regalo alle banche private, forse anche a quelle straniere.  

Il patrimonio della Banca d’Italia, i suoi immobili, le tonnellate di lingotti d’oro (da soli valgono più di 100 miliardi di euro). http://wp.me/p2kXuA-xE  

-Le quote della Banca di Italia che dovevano passare allo Stato potranno essere vendute e potranno essere vendute a soggetti stranieri purché comunitari.

LE MANI SULLA BANCA D’ITALIA:

“Il governo sta mettendo le mani sulla Banca d’Italia per fare l’ennesimo regalo alle banche private, forse anche a quelle straniere. E lo fa utilizzando il solito decreto che asfalta il Parlamento e che si occupa di tutt’altro: l’ultima rata Imu 2013. Il decreto IMU serve a dar via la Banca d’Italia all’insaputa dei cittadini. Nel decreto Imu esistono articoli che aumentano il valore delle quote della banca centrale in mano agli azionisti privati, ossia le maggiori banche, assicurazioni, Inps e Inail.
Una rivalutazione arbitraria e contestata da più parti ha portato l’ammontare delle azioni da 156mila euro (era il 1936) a 7,5 miliardi di euro. Pagata dalla stessa Banca d’Italia, che attingerà alle proprie riserve, che sono un bene pubblico perché i profitti di una banca centrale sono ottenuti attraverso le sue funzioni pubbliche in regime di monopolio. Alle banche sarà garantito un dividendo del 6% (remunerazione senza eguali sul mercato per quanto riguarda asset free-risk) e dunque intascheranno sino a 450 milioni di euro sui profitti della Banca d’Italia. Allo Stato invece andranno gli spiccioli. In più, nessuno potrà detenere più del 3%, mentre oggi ci sono gruppi bancari che hanno quote molto più alte (solo Intesa e Unicredit assieme detengono il 64%), quindi molte azioni torneranno in ballottaggio. E potrebbero finire a soggetti controllati da banche straniere. Si rischia un altro colpo alla nostra sovranità economica.                                                                                                                               Il patrimonio della Banca d’Italia, i suoi immobili, le tonnellate di lingotti d’oro  http://wp.me/p2kXuA-xE (da soli valgono più di 100 miliardi di euro), le centinaia di miliardi di euro derivanti dalla stampa dei biglietti e delle monete sono degli italiani perché sono il risultato di oltre un secolo di attività pubblica della Banca d’Italia! Le banche e le assicurazioni private non hanno mai tirato fuori un solo euro per acquistare la Banca d’Italia, e quindi non hanno nessun diritto sulla Banca d’Italia! “

DAL RACCONTO DI UN EX DIPENDENTE:

Lucio di Gaetano ex dipendente Banca D’Italia spiega la sua esperienza e i retroscena.

“Le quote della Banca di Italia che dovevano passare allo Stato potranno essere vendute e potranno essere vendute a soggetti stranieri purché comunitari.
Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo delle banche centrali, immaginate quanto potrà contare se la sua banca centrale sarà di proprietà degli stranieri!”  Lucio Di Gaetano

Ecco il Passaparola di Lucio di Gaetano, ex-dipendente Banca d’Italia

“Sono Lucio Di Gaetano, nella vita mi sono sempre occupato di banche, per cinque anni ho lavorato in Banca di Italia, per altri sette ho lavorato nel settore privato e ora faccio il consulente di azienda.
Sono qui per parlarvi della fregatura che il governo Letta, di nascosto, mentre si dichiarava la decadenza di Berlusconi ha fatto a danno di tutti gli italiani, attraverso il decreto sulla rivalutazione delle quote della banca di Italia, per avere 900 milioni di Euro senza sforare il tre per cento del deficit. Ne regaleremo 450 all’anno agli azionisti della Banca di Italia, che come sapete sono privati.
Ma facciamo un passo indietro, perché la banca di Italia nella governance ha azionisti privati? Perché c’è questa situazione da mondo di Oz dove un istituto di diritto pubblico è partecipato da banche private che sono detenute da fondazioni controllate dai partiti?
La Banca D’Italia nasce nel 1893 ed è completamente detenuta da azionisti privati, all’epoca si usava così. Nel ’26 il governo fascista la pubblicizza e espropria i suoi azionisti. Successivamente le quote del capitale della Banca di Italia vengono cedute alle banche, nel frattempo pubblicizzate a causa della crisi degli anni ’30. Nel ’93, a seguito della crisi finanziaria il governo Amato concepisce un mostro giuridico, la privatizzazione delle banche italiane mediante l’attribuzione delle loro quote di controllo alle fondazioni nominate dai partiti.
Il grosso del capitale viene quotato in borsa e di conseguenza oggi ci troviamo nell’azionariato della Banca di Italia, banche che agiscono con logiche di soggetti privati.
Per fortuna il mostro in passato è stato in qualche modo limitato, perché? Perché la ripartizione degli utili prodotti dalla Banca di Italia è sempre stata riservata in minima parte ai suoi azionisti privati, non più dello 0,5 per cento delle riserve, che ammontano più o meno a 22 miliardi di Euro. Per cui anni buoni e anni cattivi non hanno consentito agli azionisti di prendere più di 50 – 70 milioni di Euro all’anno dal capitale della Banca di Italia, che non si è mosso dalla cifra originaria di 156 mila Euro con cui era stato valorizzato.

UNA LEGGE INAPPLICATA 262/2005:

Nel 2005 il governo Berlusconi fa una legge giusta e stabilisce che le quote nel capitale della Banca di  Italia, detenute da soggetti non pubblici debbano passare entro tre anni allo Stato.
Sono passati otto anni e quella legge è rimasta inattuata…
Il 27 novembre notte tempo, mentre il Parlamento dichiara la decadenza di Berlusconi e tutti i cittadini sono distratti, Saccomanni fa una clamorosa marcia indietro, con un decreto legge stabilisce che la Banca di Italia non sarà più destinata a diventare un istituto di diritto pubblico detenuto dallo Stato, ma una public company, ovvero una società a azionariato diffuso con azionisti tutti privati.
Inoltre, il capitale della Banca di Italia passerà dagli attuali 156 mila Euro a 7,5 miliardi di Euro, con un forte vantaggio patrimoniale per tutti partecipanti, che saranno obbligati a pagare una imposta, per di più agevolata, del 12%, e avranno, poi, tutto il tempo per eseguire l’obbligo di vendita della quota eccedente il 5% eventualmente detenuta, con una fortissima plusvalenza.
E torniamo alla fregatura di cui parlavamo all’inizio, la cosa più importante è che fino a oggi la Banca di Italia non poteva distribuire un utile superiore al 10% dell’attuale capitale sociale, di 156 mila Euro, più una quota delle riserve, che per prassi non superava mai lo 0,5 per cento all’anno.
Nel progetto del governo Letta questo limite viene alzato al 6% del nuovo capitale sociale di 7,5 miliardi di Euro, vale a dire ben 450 milioni di utili distribuibili all’anno.
Non è cosa di poco conto, perché se i grandi banchieri possono brindare a champagne i cittadini non hanno proprio nulla da festeggiare! Quei 450 milioni, se non fossero dati ai banchieri privati andrebbero dritti nelle casse dello Stato. Come è stato fino a oggi.
Ma non finisce qui, anzi la fine è peggio dell’inizio, perché un’altra incredibile novità di questo magnifico progetto è che le quote della Banca di Italia che dovevano passare allo Stato potranno essere vendute e potranno essere vendute a soggetti stranieri purché comunitari.
Insomma, viviamo già oggi in un Paese che conta poco nel sistema europeo delle banche centrali, immaginate quanto potrà contare se la sua banca centrale sarà di proprietà degli stranieri!

CONCLUSIONI:

Il Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Letta è un banchiere, scelto dai banchieri a rappresentarli, e con questo Decreto Legge regalerà la Banca d’Italia e il suo patrimonio di centinaia di miliardi di euro ai banchieri che lo hanno scelto. Il Decreto Legge 133 è incostituzionale, è contro la legge 262 del 2005, va contro la natura pubblica della Banca d’Italia, va contro l’interesse degli italiani per favorire gli interessi dei banchieri privati e delle assicurazioni private italiane e straniere che hanno scelto Saccomanni prima come Direttore Generale della Banca d’Italia e poi come Ministro dell’Economia del Governo Letta. Fabrizio Saccomanni non è mai stato eletto e da decine d’anni è ai vertici del sistema bancario italiano e internazionale. Per questo Fabrizio Saccomanni non può più fare il Ministro dell’Economia e non deve essergli consentito di regalare la Banca d’Italia ai suoi amici banchieri.

Alessandro Sicuro

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