LONDRA – Il paese più euroscettico d’Europa che esorta la Ue ad unirsi di più e la Germania ad aiutare la Grecia. Chi l’avrebbe detto? Eppure è successo, quando l’altra sera Mark Carney, governatore della Banca d’Inghilterra, ha lanciato un attacco “senza precedenti” – secondo il Times di Londra – all’austerità tedesca. Parole che, arrivate all’indomani della vittoria della sinistra radicale ad Atene, sono suonate come un appello
a Berlino a cedere alle richieste greche sulla ristrutturazione del debito. Ma non solo.

Canadese (prima di guidare nel 2013 la banca centrale inglese aveva guidato anche quella del proprio paese) e con una reputazione di “liberal” (progressista, per capirsi: si dice che prima o poi tornerà in patria e abbia ambizioni politiche), Carney ha cominciato lodando il programma di Quantitative easing (acquisto di titoli da 60 miliardi di euro al mese, soprattutto in bond sovrani) varato nei giorni scorsi dalla banca centrale europea per aiutare a risolvere i problemi dell’Eurozona. “Le azioni della Bce sono benvenute, tempestive e importanti, ma insufficienti ad evitare il rischio di un altro decennio perduto per l’Unione Europea”, ha però ammonito il governatore. Quello che serve veramente è l’accettazione da parte degli Stati membri che devono mettere insieme le proprie risorse, ha aggiunto. “La risposta alla crisi è costruire quelle istituzioni che esistono in ogni unione monetaria di successo”, afferma Carney. “L’unione monetaria europea non sarà completa fino a quando non costruirà dei meccanismi di condivisione della sovranità fiscale”.

Pur senza nominare espressamente Germania e Grecia, il suo discorso, “decisamente insolito” per il Financial Times, viene giudicato dai commentatori britannici come una “condanna” della linea dell’austerità: “Farà infuriare la Merkel”, si dice a Londra. Compiacerà invece Mario Draghi e gli assertori di una maggiore integrazione europea: “Finora i Paesi dell’Eurozona sono stati piuttosto timidi nel creare le politiche necessarie a produrre una prosperità sostenibile per i loro cittadini e questo non è il momento per le mezze misure”, ha proseguito il governatore. “I membri dell’unione monetaria devono cedere più sovranità. I leader europei attualmente non prevedono l’integrazione fiscale come parte di una unità monetaria, ma una simile cautela ha i suoi costi. Non è realistico aspettarsi che sia il settore privato a fare tutto quello che non fa il settore pubblico”.

Dalla Banca d’Inghilterra, dunque, giunge la richiesta di più unione, meno austerità e più interventi pubblici. Parole sorprendenti, forse, venendo dal Paese dell’euroscetticismo, che si appresta a votare in un referendum, nel 2017, per decidere se rimanere dentro la Ue. Ma a parte che un sondaggio pubblicato che assegna la maggioranza (44 a 38 per cento) ai “sì” a restare nell’Unione, Carney non ha difficoltà spiegare il suo punto di vista: la ripresa dell’eurozona è importante per la Gran Bretagna e per il mondo intero “poiché è un elemento determinante della stabilità finanziaria globale”, dice. Cosa che sanno tutti, in teoria, ma che alcuni spesso dimenticano.

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