
Positivo il Piano Juncker. Il Patto di stabilità funziona male: superarlo
“Positivo” il Piano Juncker da 315 miliardi di euro di investimento, “una svolta nell’atteggiamento di politica economica dell’Ue” ritenuto “realistico” dalle istituzioni europee. Anche se per valutare il suo successo occorrerà verificare “il suo impatto concreto” e per questo servirà un “attento monitoraggio” a livello politico, “da parte di istituzioni e governi in sede Ecofin” e “in termini progettuali”. Lo ha detto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in audizione in commissione Bilancio alla Camera sul piano Ue per gli investimenti. Proprio in termini di progettualità, tuttavia, ha avvertito il ministro, bisogna tener conto “dello stato di debolezza macroeconomica e degli investimenti” e considerando che ci deve essere “un interesse collettivo” per invogliare i Paesi a partecipare al piano. “Per ora – ha detto – non c’è un codice di comportamento, ma il governo sostiene che ci debbano essere due criteri: il criterio per così dire microeconomico di progetti profittevoli e un criterio macroeconomico che si deve richiamare al principio che la crisi ha colpito molti Paesi europei ma lo ha fatto in modo diverso”.
DEF – Il Def sarà “presentato al Parlamento entro la fine della settimana prossima, il Consiglio dei ministri lo approverà subito prima. L’intenzione del governo dal punto di vista della politica macroeconomica è quella di garantire “una politica espansiva nel vincolo di mercato e di regole sia pure nella flessibilità che dobbiamo rispettare. Dobbiamo essere espansivi in modo selettivo a sostegno di occupazione e investimenti a livello locale questa è sicuramente una preoccupazione importante per il governo”. Nel Def, inoltre, “ci sarà un allegato infrastrutture con 49 progetti selezionati oltre quelli esistenti pensati per entrare nel meccanismo”.
PATTO DI STABILITA’ – Semplicemente “funziona male” e a “volte produce risultati paradossali” e “porta all’esclusione di investimenti importanti”. Ma i comuni devono “aumentare la loro progettualità”, ha detto Padoan. Per questo ha detto il ministro “penso vada superato perché “funziona male, ma è complesso” e soprattutto “ha un costo per il bilancio dello pubblico perché fa usare male le risorse che non sono tante e produce costi. Stiamo lavorando per superarlo”. I mercati finanziari, ha proseguito Padoan, “ci dicono che non hanno problemi a investire se ci sono progetti profittevoli. Il piano Juncker è quello di colmare questo vuoto ecco perché è importante il monitoraggio dei criteri e il comitato degli investimenti e io mi impegno come governo a fare si che questo meccanismo funzioni al meglio”. AIUTI DI STATO – Sugli Aiuti di Stato, ha aggiunto Padoan “la procedura semplificata è un passo avanti che la DG competizione ha prodotto di fronte a un atteggiamento iniziale che sembrava difficile. È una questione che va ancora chiarita perché il modo in cui viene applicata la disciplina è spesso pervasiva. Credo serva un giusto equilibrio. Noi siamo in continuo dialogo” con la commissione “ e trovo ci sia risposta”.
DISSESTO IDROGEOLOGICO – “Anche qui c’è un apparente mancanza di profittabilità ma per me c’è a lungo termine e questo è l’orizzonte temporale verso cui bisogna guardare – ha sottolineato Padoan –. Intanto per finanziare interventi urgenti il Cipe ha deliberato un piano stralcio con almeno 600 milioni di euro”.
RIFORME – “La mia esperienza dice che le riforme in orizzonti temporali lunghi hanno impatto sul paese, lo rendono più snello, facilitano il processo di produzione di norme e la vita di un governo, magari sono cose che non si vedono domani ma nel medio termine si vedono”, ha detto Padoan.
BEI – “In sede di Ecofin continuiamo a ripetere, chiesto e ottenuto, una riunione dei governatori della Bei che dica di non aspettare la piena operatività del piano Junker ma di avviare subito i processi. Il presidente ha recepito ma c’è anche una responsabilità dei governi a presentare progetti utili e ci deve essere da parte della Bei un salto in avanti nella presa di rischio, per tirare fuori l’economia da dove sta”, ha ammesso Padoan. “Noi come Italia – ha aggiunto – possiamo aumentare la capacità progettuale ma già beneficiamo più di altri dei finanziamenti della Bei”. Sui Bond-Bei, ha detto “l’effetto sarebbe quello di aumentare l’effetto leva perché sarebbero percepiti come ancora di più a minore rischio. La positività del piano Juncker va collocata in un contesto più ampio perché non è solo anticiclica di sostegno degli investimenti perché questo aspetto è garantito già dalla politica monetaria. A me piace vedere la situazione come un policy mix completate anche con azioni nazionali che completano le azioni europee”.