Aprile 19, 2024

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In Cina si vince con web e consumo locale

In Cina si vince con web e consumo locale

La Cina rappresenta circa il 16% del giro d’affari del lusso mondiale. Una crescita, pari al 10% nel 2016 sul 2015, che fa supporre un continuum dell’andamento positivo, con crescita a due cifre, anche nel 2017. Anche se per stare al passo con la corsa del Drago, occorre imparare a seguirlo sul mercato domestico, che inizia a correre più dello shopping turistico, e soprattutto su quello online. Dove non tutte le griffe sembrano essersi attrezzate a sufficienza.

Sono i dati che emergono dal rapporto Chinese Luxury Demand Momentum: A few original data points realizzato da Contactlab in collaborazione con Exane Bnp Paribas, e presentato questa mattina.

I clienti cinesi che comprano sia in patria sia all’estero rappresentano infatti il 30% del mercato del lusso mondiale. Ma lo shopping di lusso (e il relativo spostamento di liquidità) si stia sempre più consolidando nel mercato domestico che sta crescendo di più a discapito dello shopping fatto dai consumatori cinesi all’estero, sebbene il mercato cinese abbia una tassazione maggiore degli altri.

La domanda di lusso da parte della Cina e degli acquirenti cinesi ha continuato a salire nell’anno appena concluso. Al traino di un formidabile andamento delle vendite in patria, che, a partire dal secondo trimestre, sono cresciute ininterrottamente dal +5% sino ad arrivare ad un +25% nell’ultimo trimestre del 2016. I ricavi dei brand del lusso generati dai turisti cinesi hanno visto spuntare il segno più solo a partire dal terzo trimestre (+5% nel terzo trimestre, +15% nel quarto trimestre), e hanno totalizzato una crescita inferiore rispetto al commercio di alta gamma locale.

La penetrazione dell’e-commerce nel Paese, dove si registra il 7-8% di vendite online sulle vendite totali, è in linea con il resto del mondo.

Ma la penetrazione dei pagamenti digitali in Cina è 50 volte più sviluppata che quella Usa. “Il Paese – ha analizzato Marco Pozzi, Senior Advisor di Contactlab e autore degli studi – è un paese fortemente digitalizzato, con una forte penetrazione del canale e-commerce. Per queste due ragioni sorprende rilevare che alcuni tra i principali brand del lusso non abbiano ancora sviluppato un canale e-commerce diretto, tra questi Hermes, Louis Vuitton, Gucci, Prada, Tiffany. Gli e-tailers locali hanno velocemente coperto questo vuoto, e oggi tutti i marchi hanno online stores più o meno ufficiali (e spesso a loro insaputa) su Tmall, JD.com, Secoo.com, 5Lux.com. Perfino Celine, notoriamente restia al mondo digitale e al canale ecommerce, può vantare un ‘Flagship online store’ su Secoo! Tra le note positive invece Ferragamo e Chanel che hanno appena lanciato il loro ecommerce lo scorso dicembre”.

Secondo la ricerca, “nella top 10 dei brand che dettano l’agenda, si trova il leader sinora indiscusso Burberry; tra i best performer Cartier, i brand americani Coach e Michael Kors, i profumieri Chanel e Dior e il brand di occhiali Ray-Ban. Tra gli europei si distinguono i Premium brands Hugo Boss e Armani, insieme a Valentino che è l’unico brand High-end tra i primi 10 classificati”.

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