“The Act of Creation as an Act of Resistance”
Il conto alla rovescia in via Mecenate ha toccato lo zero e GUCCI ha dato il via al suo show.
Lo scenario, un percorso stradale contornato da moquettes gialla
che attraversa vari totem storici raffiguranti monumenti della grande bellezza italiana e non solo.
Gucci ha dato il via alle sfilate di moda a Milano con una collezione super carica, presentata in un enorme set in cui il mondo antico incontra una discoteca del centro.
Le ragazze tutte vestite come per andare a un grande party a Brooklyn, Tokyo o Shanghai, le modelle hanno sfilato sotto a una serie di statue giganti: un Buddha sorridente, una sfinge arrabbiata, un severo Giulio Cesare e un trionfante Perseo con la testa insanguinata di Medusa. I vestiti mischiavano tutto questo e di più. Alessandro Michele ha fatto un giro attraverso i secoli e le culture: dalle principesse della dinastia Ming ai clown degni di Picasso, a mantelli in stile Dracula ricoperti di palline scintillanti.
Bellezza e cervello combinati, come nel maglione con su scritto: “Don’t Marry a Mitford”. Aggiungete un’abbondanza di vestiti classici da uomo con vari ricami stravaganti e tute da discoteca . Il tutto prima di un finale con una bellezza pensosa che indossava un abito di chiffon rosa sbiadito con plissé lungo fino al pavimento; le sue spalle coperte di cristalli e i suoi occhi nascosti dietro a un paio occhiali perlacei. Sul suo braccio, l’ultimo scherzo di Michele, una borsetta nera e oro con il logo scritto volutamente sbagliato ‘Guccy’.
“Devo immergermi nell’antichità per fare cose nuove”, ha sorriso Alessandro Michele nel backstage, dopo essere stato abbracciato da tanta nobiltà creativa. Dalla produttrice italiana vincitrice di un Oscar Marina Cicogna al fotografo Mick Rock, che attualmentre realizza gli scatti per le campagne pubblicitarie della collezione Gucci Resort.
Le sue note al programma erano più intellettuali. Intitolando lo show “The Act of Creation as an Act of Resistance” (“L’atto della creazione come un atto di resistenza”, ndr.) Michele ha citato Albert Camus, affermando che “la rivolta sfida l’esistente in nome di ciò che manca ma potrebbe esserci”.
La collezione ha rappresentato un promemoria del fatto che sebbene Michele certamente lavori su temi simili in molti dei suoi show, lo stilista italiano sta decisamente aprendo nuove strade – sostanzialmente perfezionando la sua visione dell’opulenza sopra le righe della modernità.
Gli affari non potrebbero andare meglio a Gucci. Bastava solo guardare la faccia del CEO Marco Bizzarri, che ha avuto la lungimiranza di assumere lo sconosciuto Michele. In questi giorni ha il sorriso più grande in Europa.
“Nel primo semestre abbiamo registrato ricavi per 2,9 miliardi di euro, il che significa che chiuderemo l’anno come il secondo più grande marchio di lusso del mondo. Ancora dietro Louis Vuitton, ma sorpassando Chanel e Hermès. Il che è, beh, abbastanza buono!”, ha detto Bizzarri, aprendosi in un sorriso monumentale.
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