La storica boutique Dapper Dan’s ad Harlem, New York
I modelli saranno disponibili esclusivamente nel negozio di Lenox avenue, vicino alla location originale e aperto solo su appuntamento, a partire dal prossio gennaio.
Lo studio occupa una superficie di circa 450 metri quadri e si articola in uno spazio dotato di vetrine al pianterreno e un grande salone dai soffitti alti al primo piano, completati da un’area per l’atelier di sartoria, da cui usciranno outfit dotati di un certificato di autenticità.
Si trova all’interno di un tipico edificio “brownstone”, in stile neorinascimentale americano con facciate su tre lati, progettato nel 1887 da A.B. Van Dusen per Edward Roberts.
A partire dal 1899 e per tutto il ventesimo secolo, oltre a ospitare la “casa” di Dapper Dan il building ha visto avvicendarsi una scuola privata per ragazze, un complesso residenziale per lavoratrici, un ambulatorio medico, un negozio e, più recentemente, alcune unità abitative, fino a essere restaurato e ristrutturato tre anni fa. La parte al pianterreno della nuova Dapper Dan’s Boutique si caratterizza grazie a pareti in velluto, boiserie in legno rosso ciliegia e soffitti con decorazioni in stagno bianco. L’arredo punta su preziosi mobili vintage e su una selezione di pezzi in cuoio e legno.
Non mancano alle pareti foto d’archivio di Dapper Dan, in un contesto all’insegna dell’incontro tra il made in Italy e il made in Harlem, oltre che tra gli anni Ottanta e i giorni nostri.
Per ribadire il concetto, “Dap” è stato scelto come testimonial della campagna Men’s Tailoring di Gucci, che
Non è stato amore a prima vista tra la griffe della doppia G e l’eccentrico designer di culto della Harlem degli anni d’oro. Tutt’altro. Infatti il 29 maggio scorso Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, aveva fatto sfilare alla Galleria Palatina di Firenze un bomber in pelliccia con loghi e maniche balloon, che secondo i fashionisti più esperti ricordava troppo da vicino una creazione di “Dap”.
Il quale, peraltro, era stato un antesignano delle contaminazioni tra generi, non facendosi problemi ad attingere a piene mani dalle griffe – tra cui la stessa Gucci – e a mischiare questi spunti, bene in evidenza con tanto di loghi “fake” in vista, con influssi street, in modo da dare vita a uno stile cool e avanti sui tempi. Tra gli accusatori di Gucci, galvanizzati dai social network, anche l’atleta Miss Diane Dixon, per la quale lo stilista afroamericano, soprannominato “hip hop tailor”, aveva disegnato il famoso capospalla.
Gucci e Michele non solo hanno sgonfiato la polemica, persuadendo i detrattori sul fatto che quello era un omaggio e non un plagio, ma sono anche riusciti a trasformare un possibile autogol in un’opportunità, riportando Dapper Dan al centro della scena e trasformandolo in alleato e brand ambassador (nella foto, Dapper Dan immortalato da Renell Medrano).