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GUCCI sorpassa Hermès e si appresta a superare anche Vuitton

Gucci ha il potenziale per superare il rivale Louis Vuitton? Secondo le dichiarazioni al Financial Times di François-Henri Pinault, numero uno della controllante Kering, “siamo solo all’inizio”. Ma intanto, grazie alla spettacolare crescita messa a segno nel 2017, il brand guidato da Marco Bizzarri e dallo stilista Alessandro Michele ha superato il giro d’affari di Hermes. E, adesso, nella classifica mondiale delle super griffe, rimane dietro unicamente allo storico monogram controllato dai ‘cugini’ di Lvmh.

Nei dodici mesi, la maison toscana ha “performato meglio del mercato”, è passata dai 4,3 miliardi 2016 ai 6,21 miliardi di questo esercizio, in aumento del 44,6% con utili operativi per 2,12 miliardi a +69,1 per cento. Segno più sia per l’Europa (+57,6%) che per il Nord America (+43,9%), mentre tra i diversi canali si vendita si evidenzia la corsa dei negozi in gestione diretta (+47%) e dell’e-commerce (+80 per cento). Alla crescita del brand, si legge nel comunicato, “hanno contribuito tutte le categorie di prodotto”. Nel solo quarto trimestre il salto è stato del 42,6 per cento.

“I profitti operativi di Gucci  – spiega il Financial Times – sono quadruplicati negli ultimi 18 mesi, mentre i ricavi sono più che triplicati. Questo ha spinto analisti e investitori a chiedersi per quanto tempo il marchio possa sostenere questi livelli di crescita”. Secondo Pinault, nel tempo Gucci potrebbe agguantare il rivale Louis Vuitton (Bernstein stima che nel 2017 lo storico marchio francese abbia totalizzato 9,6 miliardi di ricavi, pari al 22,5% di quelli del gruppo Lvmh), marchio ammiraglio del colosso guidato da Bernard Arnault.

La “Gucci dei record” (la stampa italiana ha spesso paragonato la sua crescita a quella di Apple nell’era Steve Jobs) ha intanto superato un altro nome di spicco del lusso, la francese Hermès, che ha chiuso il 2017 con vendite in crescita del 7% (+9% a cambi costanti) a 5,45 miliardi di euro. La griffe si è ‘limitata’ a un incremento single digit, dimenticando la doppia cifra, almeno nei ricavi, confermando le stime del 2016.

 

   

 

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