Aprile 25, 2024

ALESSANDRO SICURO COMUNICATION

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LA HAUTE COUTURE A PARIGI SI È APERTA CON PACO RABANNE, PATOU E ALAÏA

La settimana parigina dell’Haute Couture iniziata ufficialmente la mattina di lunedì 4 luglio, anche se i brand più chic amano sfruttarne l’immagine e l’influenza della pre-sfilata. Proprio come hanno fatto Paco Rabanne, Patoue Alaïa domenica sera, quando hanno organizzato tre sfilate di grande successo.
Si è trattato in tutti casi di prêt-à-porter: d’avanguardia, elegiaco o potente. E tutte e tre le collezioni trasudavano quel brio colmo di sicurezza in sé che si può trovare solo a Parigi. Proprio come il party in giardino super-stiloso organizzato domenica da Delvaux, nel cuore del Palais Royal. Gli ospiti hanno bevuto champagne e Gin Bash (il cocktail di moda dell’anno) mentre guardavano il tramonto in questo famoso giardino, dove si trova il flagship store parigino della raffinata etichetta belga di borse.
Ma i festeggiamenti della giornata sono iniziati alle 17:00, al Palais de Tokyo, con un’entusiastica dimostrazione di moda di Paco Rabanne. Le modelle hanno sfilato con stivali da guerriero cyber-punk, ornati di perle, catene e vari scampoli sofisticati, su una passerella rialzata dotata di griglie, assemblata per mezzo di un’impalcatura.
“È la risposta femminista!”, ha spiegato il direttore creativo del marchio francese, Julien Dossena, a proposito di questa visione nera ma argentea, la prima grande collezione della capitale della moda a evocare l’invasione russa dell’Ucraina. La maggior parte delle modelle sfoggiava un foulard di babushka: molti erano borchiati, impreziositi da occhielli o in rete metallica. Un incrocio tra la regina Elisabetta e l’assassino di un film noir, un nuovo feticcio dirompente.
L’invito di Julien Dossena era in lattice di gomma nera, e i suoi look più audaci erano proprio degli abiti da sera espressionisti astratti in lattice liquido, che riuscivano ad essere caotici e melodici allo stesso tempo. Niente di delicato in questi outfit! Dossena mescola all’abito da Marilyn delle finiture funky. E tagli fra i più corti mai visti per gli abiti da cocktail, che mescolano lattice, rete metallica e pizzo.
Gonne in rete semitrasparente, tutte ricamate con perline ultra riflettenti, e trench stretti da cinture militari argentate. Agli stilisti di Paco Rabanne piace sempre esplorare i materiali, ma aggiornandoli, e questa collezione ne ha rappresentato un ottimo esempio.
Molti dei completi sembravano ultra scintillanti, come se fossero stati appena illuminati dal sole, fino alla geniale principessa cyber punk in una crinolina corta e funky. Prima della pandemia, lo stile di Julien Dossena era molto fantascientifico. Questi vestiti hanno altrettanto brio, ma più nel genere distopico.
“C’è un po’ di caos, violenza e rabbia nella scelta dei materiali. Sto provando a lavorare su quel versante. Prima c’era l’Ucraina, e ora abbiamo le leggi contro l’aborto (negli Stati Uniti). Ho l’impressione che la lotta durerà molto, e questa collezione propone abiti femminili con i quali combattere. Una sensualità radicale, che non chiede scusa”, ha concluso lo stilista francese.
Un’ora dopo, a cento metri da Notre Dame, Guillaume Henry ha presentato la sua prima sfilata in passerella per la maison Patou, dopo cinque anni di presentazioni.
Questo show intimo è stato orchestrato nel palazzo relativamente modesto di proprietà del marchio. Patou sarà anche di proprietà della più grande azienda mondiale del lusso, LVMH, ma la casa è gestita come una start-up.
La sede è anche adiacente all’ufficio del commissario Maigret. E c’era una nota di mistero in questi vestiti, in particolare negli abiti in taffetà con balze e nelle camicie da moschettiere, di cui Guillaume Henry ha fatto un discreto leitmotiv sin dal suo arrivo da Patou.
Tuttavia il designer innova soprattutto con audaci stivali stringati alti fino alla coscia, abbinati a minigonne a pieghe e a boleri dal taglio sapiente. È bello vedere Guillaume Henry giocare con vestiti da cocktail e abiti-cappotto molto più body conscious, in questa collezione tanto impressionante quanto coerente mostrata dal famoso designer francese.
“Ci piace prenderci il nostro tempo e consolidare bene le cose. Ed è bello vedere che questo approccio sta dando i suoi frutti. Ora il prossimo passo è una boutique Patou”, ha commentato Sidney Toledano, presidente di LVMH Fashion Group, e mente decisionale di questo nuovo esperimento di moda.
A concludere questa domenica, una trionfale dimostrazione di Pieter Mulier, nella sua terza collezione per la maison Alaïa.
Il défilé è stato presentato nel nuovo flagship store del marchio, l’ex boutique principale di Lanvin, situato all’ingresso della mecca dello shopping di rue du Faubourg Saint-Honoré, di fronte al più grande negozio Hermès del mondo.
Le top model sfilavano per il cantiere ancora grezzo, vestite con body ergonomici in rete di seta, su cui erano drappeggiati o plissettati gonne e abiti di chiffon, o anche dei dirndl con volant. Molti look sono stati rifiniti con fiocchi sofisticati, visti su giacche di pelle trapuntata o su gonne in jersey di seta.
“Volevo qualcosa di puro, di semplice, anche se in realtà la struttura non lo è affatto”, ha spiegato lo stilista nel dietro le quinte. Alla domanda su tutti questi fiocchi, risponde: “Ho sempre voluto lavorare drappeggiando, nel mio precedente posto di lavoro, ma non potevo. Ma l’atelier di Alaïa è molto dotato in questa tecnica, quindi ho potuto finalmente drappeggiare la pelle e la tela. Per me, è soprattutto una questione di empowerment”, ha sorriso Mulier.
Come nei super bomber in denim tagliato al laser, decorati con una decina di file di perle grezze e collane di madreperla: puro Alaïa, come la maggior parte di questa collezione, davvero coerente con il DNA del brand.
Eccezionali anche le calzature di Pieter Mulier. Tacchi in plexiglas tagliati come braccialetti elettronici per detenute agli arresti domiciliari, o altre scarpe che copiano gambe degne di una top model. Le stesse forme servivano da anelli sui polsini di cappotti oversize, in quella che il designer ha chiamato “architettura moderna”.
Moderna come la moda di questa domenica parigina, che prima ancora di aver visto il primo look di Haute Couture, improvvisamente sembra traboccare già di nuove idee.

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