16 Novembre 2022
Sono già 760 gli espositori confermati alla 103esima edizione di Pitti Uomo, in calendario, in Fortezza da Basso a Firenze, dal 10 al 13 gennaio prossimi. La ‘quota’ estera delle aziende presenti è pari al 40 per cento. A darne conferma, nella conferenza stampa di presentazione della manifestazione, è Agostino Poletto, Direttore generale di Pitti Immagine, entrando nel merito del tema scelto per i saloni invernali: “PittiWay è un emblema del desiderio di ripartire, prendendo una direzione e un orientamento, in un momento in cui fare delle scelte non è semplice; il tema inquadra tutte le decisioni che siamo chiamati a prendere per uscire ‘dall’ingorgo globale’ attuale”.
La quattro giorni dedicata al menswear e al lifestyle ospiterà i protagonisti della moda uomo internazionale. Pitti Uomo però amplia il suo percorso: va in questa direzione il ritorno di I Go Out, la sezione dedicata al mondo dell’abbigliamento outdoor di ricerca. Si confermano e si arricchiscono di protagonisti le sezioni Fantastic Classic, Futuro Maschile, Dynamic Attitude, Superstyling e l’area S|Style focalizzata sulla moda eco-responsabile, alle quali si aggiungono due novità assolute: le aree speciali the Sign e PittiPets. Il governo italiano e Agenzia Ice sostengono Pitti Uomo e le tutte le edizioni dei saloni, mentre Unicredit è main partner.
“In Europa – ha commentato l’AD di Pitti Immagine, Raffaello Napoleone – non ci sono altri appuntamenti fieristici dedicati al menswear che abbiano la stessa qualità di Pitti Uomo. Chi vuole essere rilevante sul mercato della moda maschile deve passare da Firenze. Siamo quindi ottimisti, anche in un contesto globale sfidante, di poter attrarre ulteriori espositori e compratori”. Tutti i marchi presenti in Fortezza da Basso saranno presenti anche nella piattaforma digitale Pitti Connect attiva dal 6 dicembre.
Come annunciato nei giorni scorsi, la guest designer sarà Martine Rose, protagonista di un evento il 12 gennaio (Cuoio di Toscana produrrà per la stilista londinese una speciale capsule di calzature con la nota suola verde, 100% ecosostenibile, ndr), mentre come designer project è stato scelto il belga Jan-Jan Van Essche, la cui moda fluida sarà in passerella l’11 gennaio.
A fare da sfondo alla presentazione di Pitti Uomo 103 sono i dati di andamento della moda maschile italiana, che nei primi sette mesi del 2022, ha evidenziato una performance positiva sui mercati esteri, come già era avvenuto nel corso del 2021. Come indicano i dati Istat elaborati da Confindustria Moda, l’export relativo al periodo gennaio-luglio 2022 ha messo a segno un incremento del 6%, per un totale di circa 4,1 miliardi di euro, mentre l’import ha registrato un balzo a doppia cifra, +28,6%, passando a 3,3 miliardi di euro. Con riferimento agli sbocchi commerciali, si sottolinea come sia le aree Ue sia quelle extra-Ue si siano rivelate favorevoli per il comparto, crescendo rispettivamente del 7,7% e del 4,7 per cento. Il mercato Ue copre il 45,8% dell’export totale di settore, mentre l’extra-Ue risulta il maggior “acquirente” assorbendo il 54,2%. Analogamente, nel caso delle importazioni, dall’Ue proviene il 41,8% della moda maschile in ingresso nel nostro Paese, mentre l’extra-Ue garantisce il 58,2 per cento.
“Dopo un primo semestre 2022 chiuso in maniera molto positiva – ha spiegato Claudio Marenzi, Presidente di Pitti Immagine -, la seconda metà del 2022 ha confermato il segno più ma ad un ritmo più lento. Il rallentamento è evidente sopratutto nei mesi di ottobre e novembre. Le aziende del settore non riusciranno a produrre overbudget, come accadeva in passato, anzi se non centreranno perfettamente i budget si troveranno in difficoltà”. Passata la fase emergenziale della pandemia, i timori maggiori sono ora da ricondurre alla pressione sui costi, in termini di energia, al conflitto russo-ucraino ancora in corso, nonché al possibile rallentamento della domanda dovuto a un clima di maggior incertezza. “Ci sono però alcuni lati positivi – ha concluso Marenzi – a partire dal dinamismo degli Stati Uniti, dell’Europa, al netto della Germania che va un a rilento, e di mercati come Giappone e Corea che oggi trainano l’Asia.
L’asset più importante resta il made in Italy: non dobbiamo mai dimenticare che il mondo vuole i prodotti italiani. Su questo dobbiamo contare sempre e investire molto”.