ARDUINO
Enigma Arduino: due società, due CEO ma stesso logo e stessi prodotti…
La scheda italiana per maker più famosa al mondo è al centro in queste ore di un piccolo giallo: l’arrivo del nuovo amministratore delegato, che vorrebbe dare una svolta business, è stata smentita dal fondatore. Nascono due siti, con gli stessi loghi, gli stessi prodotti e team differenti. Un gran pasticcio
Arduino è una delle poche eccellenze italiane nel mondo della tecnologia: la scheda di prototipazione usata da artigiani digitali di tutto il mondo per dar vita ai propri progetti è nelle ultime ore al centro di un vero e proprio “giallo”: molti organi di stampa riportano infatti l’arrivo, come nuovo amministratore delegato, di Federico Musto. Musto prenderebbe la poltrona del più noto fondatore di Arduino, Massimo Banzi, uno dei cinque ideatori del progetto originale. Il condizionale è d’obbligo, anche perché lo stesso Banzi sembra aver smentito tutto assicurando di restare saldamente alla guida di Arduino. Un bel pasticcio, soprattutto per chi non è così esperto e si trova di fronte a due siti, Arduino.cc eArduino.org, che usano gli stessi loghi e che sembrano far capo alle stesse persone.

Difficile capire quello che sta succedendo, ma l’ipotesi più accreditata è quella di una scissione o di una spaccatura all’interno del team originale dovuta ad una visione di vedute differente: da una parte Banzi vuole tenere il progetto legato al mondo dei maker senza stravolgimenti, dall’altra invece c’è chi pensa di dover dare una svolta “corporate” ad Arduino incentivando le collaborazioni con le grandi aziende e arrivando, in qualche anno, allo sbarco in borsa.
“Da oggi la realtà industriale che era il gruppo Arduino cambia – ha spiegato all’ANSA l’amministratore delegato di Arduino.org Federico Musto – perché il mercato dei ‘makers’ non è più quello che era ai tempi del bar di Ivrea e sulla scena ci sono in gioco oggi player importanti come Intel e altri colossi internazionali. Noi rimaniamo fedeli a ciò che siamo stati sin dall’inizio, una società che produce software e hardware open source, ma è necessario avere una dimensione internazionale che sia in grado interagire con questi gruppi. L’accordo di Intel ha avuto un effetto domino, dandoci visibilità e attirando su di noi l’attenzione di altri gruppi che ci hanno contattato per realizzare dispositivi con la nostra tecnologia, come per esempio Bosch. Questo ci ha fatto capire che ci serviva una marcia in più. Oggi la produzione di Arduino continua ad essere italiana ma abbiamo aperto filiali a Shanghai, in Giappone e negli Usa e quei mercati ci permettono di poter crescere nonostante la stagnazione e la crisi europea”
L’altra faccia di Arduino, quella storica e riconosciuta da tutti, non la pensa però allo stesso modo: in una nota infatti Banzi spiega che Arduino Srl non ha nulla a che fare con Arduino e che questa società, conosciuta prima come Smart Projects con sede a Strambino, provincia di Torino, ha cambiato da pochi mesi il proprio nome in Arduino Srl senza averne l’autorizzazione.

Dietro la nuova società ci sarebbe tuttavia Gianluca Martino, uno dei cinque fondatori insieme a Banzi della stessa Arduino, e questo spiega il motivo per il quale anche la nuova società usa senza alcun problema il logo ufficiale.
Capire ora cosa succederà è difficile: Banzi è da sempre riconosciuto come la figura simbolo di Arduino, colui che mette la faccia a convegni, partecipa alle fiere di makers e porta avanti il progetto con passione. I makers si identificano il lui e identificano in lui Arduino, ma è chiaro che il possibile giro d’affari della scheda, con un fatturato che potrebbe arrivare a 50 milioni di euro nei prossimi anni spingendo sulle collaborazioni con le grandi aziende, fa gola a molti.
sure-com
It seems a little strange to me that there would potentially be two competing companies with the identical item and logo yet two different CEOS out there . I would have thought that in creating a unique company they would have been aware of the other and not gone they way that they have chosen to do so. Unless (and this thought is a stretch). that they are infact the same entity but approachibg it they way they have done to do so. BUt it seems to be illegal to do it way.
Maybe as the author suggests they could have parted ways during some phase of this product which seems plausible but to end up with the identical product and all something just doesn’t sit quite right. It would be worth exploring further what is goig on behind the scene of the two entities and all.
I like the article and it sheds light on things that some of us may not be aware of.
BRAVA