Dicembre 11, 2023

ALESSANDRO SICURO COMUNICATION

FREE PRESS & CULTURE ON LINE

LA CINA RIAPRE LE PORTE AL MONDO

La Cina riapre le porte al mondo. Un cambio di rotta atteso da tempo, che vede un radicale allentamento della politica zero-Covid in questi anni adottata dall’ex Celeste Impero proprio a poche settimane dal capodanno cinese e dall’avvio del ‘chunyun’, stagione durante la quale i cittadini si spostano all’interno del Paese per tornare nella propria località d’origine.
Un momento che sembra propizio, dunque, per spalancare i confini, con non poco sollievo da parte delle industrie mondiali, su tutte quella del lusso.
Ma se la prospettiva di una Repubblica Popolare nuovamente aperta a spostamenti e viaggi fa ben sperare maison e aziende luxury, non mancano all’orizzonte criticità e incognite per un mercato che rappresenta la seconda economia mondiale e, scommette la società di consulenza Bain, promette di diventare il primo mercato del lusso entro il 2023.
Il dietrofront su quarantene e restrizioni e il via libera al turismo a partire dall’8 gennaio significano certamente una ripresa di quello shopping tourism in generale, così agognata durante la parentesi pandemica dai grandi nomi del settore, che hanno visto le proprie città chiave svuotarsi dagli abbienti turisti asiatici.
Ma un simile allentamento mette anche in guarda da nuove ondate di contagi e dal diffondersi di eventuali nuove variabili del Covid-19, spauracchio per consumatori e aziende. Intanto, nel quarto trimestre del 2022 l’economia cinese è cresciuta del 2,9%, in calo congiunturale rispetto al 3,9% del trimestre precedente secondo il National Bureau of Statistics.
A dicembre, in particolare, le vendite al dettaglio hanno subito una flessione dell’1,8%, comunque sopra il ben più drammatico -8,6% previsto dagli analisti di Reuters. Per l’intero anno, le vendite retail hanno registrato un calo dello 0,2% anno su anno, con una decelerazione su tutti i settori presidiati dal lusso, tra cui abbigliamento, beauty e gioielli.
Ma ora l’obiettivo del governo cinese sembra essere proprio dare nuovo impulso e linfa vitale ai consumi, spingendo sulla digital economy, a fronte di un anno che ha registrato complessivamente una crescita del Pil pari al 3%, uno dei livelli più bassi toccati negli ultimi 40 anni, sotto la scure dell’emergenza sanitaria.
Nonostante uno scenario ancora in chiaroscuro, gli investitori sembrano aver guardato oltre le prospettive del 2022 e ben sperano nelle riaperture e in una conseguente nuova stagione economica. Come ricorda Wwd, il Fondo Monetario Internazionale stima per il Pil cinese un balzo in avanti del 4,4% nel 2023, e ancora più ottimista è la previsione dell’economista Alicia Garcia-Herrero, della società Naxitis, che si spinge a delineare un +5,5% per l’anno appena iniziato.
In generale, gli analisti sembrano concordare sull’inevitabilità di un primo trimestre ancora critico e un miglioramento a partire dal secondo, spinto dalle politiche governative orientate a rafforzare il potere d’acquisto della rampante classe media. Anche se non si dilegua lo spettro del Covid, se si pensa che secondo l’Oms il Paese starebbe sottorappresentando l’entità dei contagi. Contagi che, se mal gestiti, si ripercuoterebbero anche su vendite a approvvigionamenti.
Per il settore della moda e del lusso, in particolare, Barclays prevede una crescita del 9% nel 2023, proprio con il traino della nuova middle class e, naturalmente, della fascia di consumatori più high-spending. Certo, intanto i comportamenti d’acquisto sono cambiati, ricorda Vogue Business: il regime autarchico di questi anni, con il conseguente impulso ritrovato dai marchi locali, il rimpatrio dei consumi e l’imporsi di mete di shopping nazionali (su tutte l’isola di Hainan) saranno tendenze difficili da invertire, che potrebbero cambiare a lungo termine i pattern e la mappa del lusso internazionali.
E a riprova della fiducia riposta dal lusso nella ripresa cinese, Hermès sta inaugurando una nuova boutique proprio a Nanchino, nella Cina orientale, nell’esclusivo centro commerciale Deji Plaza. La speranza è proprio quella di un ritorno degli acquirenti cinesi allo shopping presso le grandi maison occidentali dopo tre anni di stop forzato.
%d