Qualche piccola precisazione in attesa del CdM che vari il decreto sui debiti PA
04APR20136 commenti
di Roberta Lombardi in economia, finanza pubblica, PMI
Leggo in giro alcune osservazioni al mio video in cui palesavo le nostre perplessità sulla Relazione del Governo relativamente al pagamento dei debiti della PA.
1) “Il fatto è che questa operazione ha effetti soprattutto sul debito (sullo stock) più che sui disavanzi annuali (sui flussi). L’aumento di questi ultimi è legato unicamente alla parte che riguarda le spese in conto capitale (per esempio investimenti in infrastrutture) perché nei conti nazionali italiani la spesa in conto capitale viene registrata in termini di cassa e non di competenza (ESA95 lo consente)”.
In primo luogo l’art.81 della Costituzione prevede che le spese devono essere sempre coperte dalle entrate. L’accumulazione negli anni di tutti questi residui nei bilanci non può non lasciare perplessi sull’uso perverso che si è fatto di queste poste contabili. Il fatto che a fine mandato governativo si voglia porre rimedio in pochi giorni con una commissione straordinaria alla restituzione di questi debiti commerciali così definiti che andranno ad impattare in toto sul debito pubblico e in quota parte sull’indebitamento, non permette la dovuta credibilità del provvedimento.
2) I numeri ci dicono, inoltre, che l’ammontare di debiti Pa ceduti alle banche, tramite la procedura di certificazione già introdotta dal Governo Monti, è irrisorio rispetto al totale dei debiti: lo stesso ministro Passera ammetteva nel febbraio scorso che si tratta di tre milioni (a fronte di richieste di certificazione per 45 milioni), che evidentemente sono una briciola rispetto ai 40 miliardi del provvedimento in discussione ora.
Nel documento che il Governo ha presentato al Parlamento non sono presenti quelle informazioni essenziali per poter giudicare la bontà del provvedimento. E’ un’altra delle pessime abitudini della vecchia politica che ha svuotato il Parlamento delle sue funzioni relegandolo ad approvare i provvedimenti dell’esecutivo senza porsi troppe domande.
Ma Banca d’Italia relazione annuale 2011 recita:” I debiti commerciali delle Amministrazioni pubbliche. – Coerentemente con le regole stabilite in sede europea il debito delle Amministrazioni pubbliche non include le passività commerciali. Sulla base di indagini campionarie rivolte alle imprese fornitrici e delle informazioni fornite dagli intermediari finanziari, si può stimare che alla fine del 2011 l’indebitamento commerciale complessivo delle Amministrazioni pubbliche si sia collocato intorno al 5 per cento del PIL; circa un quinto sarebbe stato ceduto a intermediari finanziari. L’incremento delle consistenze rispetto alla fine del 2010 è valutabile in circa l’8 per cento”.
Da questa stima (che da precisare non è una stima governativa ufficiale e che risale al 2011) emerge che l’ammontare complessivo dei debiti della PA verso le imprese è di circa 75 miliardi di cui 15 ceduti ad intermediari finanziari (circa 6 pro solvendo e restante pro soluto) sono cifre completamente diverse da quelle citate in un articolo di Boeri e attribuite a Passera, e che fa emergere la poca trasparenza della relazione al Parlamento da parte di Grilli che non specifica “i criteri in base ai quali saranno individuati i debiti da estinguere in via prioritaria” come scrive l’ufficio studi Camera dei Deputati.
Mah. A pensar male di certa informazione…..
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