DRAGHI DICHIARA CHE USCIRE DALL’EURO
SIA COSA POCO INTELLIGENTE
Che alternative abbiamo?
Per chi non lo sapesse l’Italia ed il suo sistema di istituti di credito
è tenuto in piedi da LTRO e OMT. Cosa sono? leggete qui, vi farà bene…
LTRO (Long Terming Refinancing Operation) fu annunciato nel Dicembre 2011, lo OMT (Outright Monetary Transaction) nel Marzo dell’anno successivo.
L’obiettivo di questo meccanismo era fornire liquidità alle nostre banche in cambio di garanzie portate in BCE considerato anche che nel nord Europa non si fidano troppo dei nostri Istituti, ed era, nell’idea di partenza, un modo per finanziare l’economia reale. La BCE presta i soldi in cambio di garanzie, affinché tu Italia li possa prestare alle PMI ed anche alle famiglie. Un’idea ottima in concetto che non ha avuto i risultati sperati, l’economia reale ha visto poco o niente dei 250 miliardi che le banche italiane hanno avuto da Draghi. Da bravi speculatori senza quasi alcuna utilità sociale li hanno investiti per la maggioranza in BTP con rendimento medio al 4.5% contro uno 0.5% di interessi dovuti a BCE. Ottimo affare per le banche furbette del belpaese, risultati nulli per noi e per le aziende. Non è verosimile che in un sistema corretto si garantiscano, a occhio e croce, 10 miliardi di profitti gratis annui in cambio di consentire allo stato di collocare il suo debito. E’ fuori logica che più della metà degli utili annuali dei nostri istituti di credito venga da questo giochino: io BCE presto a te banca commerciale, tu banca presti allo Stato, di economia reale nemmeno l’ombra, speculazione va bene. Anche perché, pur con questo fiume di denaro, negli ultimi due anni il credito a imprese e famiglie è diminuito di 70 miliardi, mentre i BTP che le banche hanno in pancia sono cresciuti di 190 miliardi di euro, raggiungendo il complessivo di 411 che a sua volta rappresenta più del 10% di tutte le attività detenute in portafoglio dagli istituti italiani.
Sorge spontaneo chiedersi a cosa serva una banca, un gruppo vasto di persone ben stipendiate, che specula su ogni occasione, che stringe il cappio sul debitore e che non ha la benchè minima parvenza di utilità per l’economia reale. Anzi la frenano, la boicottano, e passano il credito agli “amici degli amici” in maniera spesso spudorata.
Dall’altra parte il giochino di prestigio si è scoperto subito e già nell’estate 2012 c’era forte pressione sui nostri BTP: è la banca centrale l’unica istituzione che può garantire il mercato sulla solvibilità degli stati lì dove si impegnasse a comprare titoli di debito stampando moneta. Lo statuto BCE non lo permetterebbe, ma Draghi ha forzato la mano annunciando il programma OMT. A Germania ovviamente contraria Draghi annuncia che la BCE è pronta a comprare sul mercato secondario titoli del debito pubblico con scadenza fino a tre anni, per i paesi che si dovessero trovare in difficoltà a collocare il proprio debito. Ovviamente i cambio di rigidi interventi della Troika ( Fondo Monetario, Commissione Europea, BCE ), interventi tesi ad ottenere sostanziali riforme di sistema.
Doveva essere proprio l’Italia a fare il passo verso il sostegno OMT. La storia dell’ultimo anno ci dice che Draghi ha vinto e che per ora il mercato si è fidato dell’annuncio senza andare a vedere il suo potenziale bluff dal momento che nessuno Stato periferico ha fatto ricorso al programma OMT. Eh sì, perché di bluff potrebbe trattarsi dal momento che la stessa Corte Costituzionale tedesca non ha ancora deliberato sulla legittimità di tale programma. Due anni dopo ci ritroviamo un sistema bancario che prende liquidità da Draghi (e non dalle altre banche) per impiegarla in BTP (e non nell’economia reale), creando un circolo perverso in cui la debolezza dello Stato è stata trasferita alle banche e solo l’annuncio OMT ha per ora tenuto la situazione in piedi. Se a questo aggiungiamo 140 miliardi di euro di sofferenze ed 80 miliardi di euro di partite incagliate (quasi sofferenze) nei bilanci delle banche ecco spiegato perché il Fondo Monetario Internazionale nel suo recente rapporto sull’Italia cita le banche come uno dei punti deboli della nostra economia invitando in caso di difficoltà a ricorrere al
sostegno europeo. E’ la stessa riflessione di Wolfgang Munchau nel suo editoriale sul Financial Times che si conclude con una amara verità: “la decisione della politica italiana di non chiedere aiuto all’Europa, non svalutare internamente e non ristrutturare il debito pubblico non è razionale per il suo popolo“. Munchau ha ragione da vendere. Decidere prima possibile in una delle tre direzioni è un dovere della politica per il bene dei nostri figli. Traccheggiare e perdere tempo è l’unica cosa da non fare. Ma a traccheggiare la nostra politica è sempre abile nel perdere tempo.
Vogliamo rimanere nell’Euro? Parliamone, visto che sempre più alte si alzano le voci di chi è convinto che solo uscendo dall’Euro potremmo guadagnare il tempo necessario a riformare il Paese, visto che quello di Draghi con OMT è un orologio a tempo che farà “gong” molto presto. Ma se invece vogliamo rimanere nell’Euro possiamo farlo solo riformando da testa a piedi il paese per chiudere il gap di competitività che abbiamo (circa 20% contro la Germania) e che altrimenti non ci permetterà mai di crescere in linea con i nostri vicini.
Non vogliamo ristrutturare il debito? Bene allora che ci si aggrappi al programma OMT che almeno ci garantirebbe l’acquisto del nostro debito dalla BCE (ammesso che lo possa fare visto il rischio di stop della corte tedesca) e ci facciamo poi aiutare a fare quelle riforme che Roma non è in grado di fare. Insomma rendiamo esplicito quel commissariamento che già è nei fatti e almeno ci riprendiamo un po’ dei 50 miliardi di euro che abbiamo messo al servizio dell’Europa.
Non vogliamo ristrutturare il debito, siamo troppo orgogliosi per chiedere aiuto e non abbiamo le risorse per finanziare le riforme? Allora si abbia il coraggio di sforare il deficit di almeno 3 punti, arrivando a quel 6% che è già stato concesso a Spagna e Francia. Quei 50 miliardi di euro si mettano ad esempio nel cuneo fiscale. Poi vediamo se l’Italia non inizia a crescere tornando a creare un problema di concorrenza sull’export alle aziende tedesche.
Se nessuna delle tre opzioni qui sopra viene messa sul tavolo vuol dire che l’Europa ha già deciso di far tirare a campare il moribondo “paziente Italia” per spolparne gli ultimi resti, a prezzi da strozzo. Draghi è il proprietario del casinò, o forse il direttore, colui che ha preso tempo fino ad ora nell’interesse dei creditori tedeschi e non certo dei
produttori italiani. Napolitano è il croupier, colui che ha usato al peggio questo tempo privando i cittadini dell’ultimo loro diritto, quello di un governo scelto da loro. Monti e Letta sono i due bari al tavolo, coloro che fanno vincere il banco dell’Euro a spese dei cittadini. Ma il tempo che è riuscito a prendere Draghi non è infinito: il “gong” della Merkel sul programma OMT arriverà prima o poi e quel giorno ci sarà l’ultimo giro. Gli italiani quel giorno vedranno di essere rimasti in mutande. E forse neanche quelle.
Ma Draghi continua a ripetere: “uscire da euro è tesi populista
La ripresa non galoppa ma c’e’, anche Italia migliora”…
“La tesi populista che consiste nel pensare che uscendo dall’euro, un’economia nazionale beneficerebbe all’istante di una svalutazione competitiva come ai vecchi tempi non sta in piedi”: lo dice il governatore della Bce, Mario Draghi, in un’intervista a Le Journal du Dimanche. “Noi non ci sostituiremo ai governi – continua Draghi – se tutti cercano di svalutare la propria moneta, non se ne avvantaggia nessuno. In conclusione, la strada verso la prosperità passa sempre attraverso le riforme e la ricerca della produttività e dell’innovazione”.
“La Germania va bene, la Francia, l’Italia e la Spagna vanno meglio, l’Olanda meno e Grecia e Portogallo restano sotto pressione”. “La ripresa c’è anche se non è galoppante”, ha aggiunto Draghi. “La crescita sta tornando – spiega Draghi – ma non è certo galoppante. E’ modesta, fragile e diseguale”. Per il governatore, “la disoccupazione è sempre troppo alta ma sembra stabilizzarsi attorno a una media del 12%. L’anno prossimo, prevediamo un ritmo di crescita per la zona euro di 1,1% e dell’1,5% nel 2015”. “Le esportazioni riprendono – osserva Draghi – e, fatto nuovo, risalgono i consumi”.
Se il nostro caro Draghi ha ragione tanto di cappello ed onore al merito per il suo gioco di prestigio. Vorrebbe dire molto.
Se il “gong” suonerà prima della fine della corsa avrà perso e con lui noi che perderemo molto e direi proprio tutto.
Ricorda “Per un pugno di dollari” di Sergio Leone, quando il carillon smette di suonare si spara, e di solito il buono resta in piedi. Nella vita politica e finanziaria, spesso resta in piedi il cattivo. O il più potente. Ed il più potente non siamo certo noi.
Alessandro Sicuro
L’ha ribloggato su ⚈ sure-com.
Understandably there is a problem with some of the banks, investment homes and different European leaders with getting this matter corrected. This is a wonderful piece with a wealth of information for the reader that helps to become better informed of this important topic. and maybe even work on sharing thoughts to the proper channel on things to correct the matter and get back on the right path.