Giugno 3, 2023

ALESSANDRO SICURO COMUNICATION

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LA SOVRACCAPACITA’ PRODUTTIVA DELLA CINA METTE A RISCHIO LA STABILITA’ DEL SISTEMA

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UNA QUESTIONE SOTTOVALUTATA DAI PAESI OCCIDENTALI  OGGI NE PAGANO LE DURE CONSEGUENZE

La sovracapacita’ produttiva cinese mette a rischio la stabilita’ del sistema. Con l’entrata della Cina nel libero scambio le aziende hanno trovato manodopera a buon mercato per ridurre i costi di produzione, ma ora le aziende ne pagano il conto. Maggiore concorrenza e spinte deflazionistiche mettono a rischio le aziende di tutto il mondo. La fragilita’ del sistema finanziario cinese e gli eccessi di indebitamento rischiano di far saltare gli equilibri finanziari e non solo industriali. Al momento, la situazione viene gestita dal Governo cinese con immissioni di liquidita’ e misure volte al recupero di efficienza, ma qualora il fenomeno dovesse proseguire per un periodo piu’ lungo, sarebbe una minaccia concreta sui mercati internazionali da non sottovalutare. Proteggere le aziende occidentali con maggiori dazi per frenare questo processo risulta l’unica arma disponibile e’ dovra’ essere usata con fermezza e tempestivita’ dai regolatori occidentali.

L’eccesso di offerta e’ davvero un problema globale: le enormi esportazioni cinesi di beni industriali stanno inondando i mercati in tutto il mondo, alimentando pressioni deflazionistiche e minacciando i produttori di tutto il mondo.

La Cina mostra attualmente una sovracapacita’ di acciaio maggiore di tutta la produzione  del Giappone, America e Germania messe insieme. Rodio Group, societa’ di consulenza, calcola che la produzione globale di acciaio e’ aumentata del 57% nel decennio fino al  2014, con la Cina  che ha pesato per il 91% di questa crescita. Questo fenomeno lo si trova in molti settori industriali e sembra inarrestabile con  la capacita’ produttiva di alluminio della Cina destinata salire anche quest’anno di un altro 10%.

Le radici di questa complicata situazione risalgono alla risposta che ha dato la Cina alla crisi finanziaria del 2008.

La bolla immobiliare che ha colpito il paese negli ultimi anni, con la creazione di molte citta’ apparentemente vuote, il sovrainvestimento grottesco di prodotti industriali sono problemi che stanno arrivando al pettine portando le soglie di indebitamento del paese a livelli eccessivi. Deutsche Bank stima che un terzo delle aziende che stanno aumentando il livello di indebitamento per fare fronte ai debiti in essere, appartengono, appunto, a settori che presentano forte sovraccapacita’ produttiva.

I funzionari politici hanno reagito inondato di liquidita’ imprese statali attive in infrastrutture e dell’industria pesante, creando un eccesso di capacita’ rivelatasi eccessiva rispetto alla minore domanda interna e globale. Fenomeno poi riflessosi sulla caduta dei prezzi alla produzione che hanno alimentano il flusso deflazionistico in corso gravando maggiormente sulle imprese statali gia’ a loro volta fortemente indebitate.

Il governo Cinese ha pubblicamente riconosciuto l’esistenza di questo problema, ma le contromosse adottate fino ad ora, rischiano solo di peggiorare le cose.

Da un lato infatti hanno portato le aziende cinesi a sommergere di loro prodotti i mercati internazionali, spesso utilizzando forme anticoncorrenziale, e allo stesso tempo hanno continuato a stimolare la domanda interna con credito facile.

La politica ha cercato di incoraggiare il consolidamento tra le imprese statali. Alcune fusioni sono avvenute in settori quali il trasporto, ma con risultati deludenti. Infatti il sistema e’ stato riluttante nel chiudere le aziende statali inefficienti sia perche’ con le loro tasse sovvenzionano il costo della politica e sia per evitare il rischio di scatenare disordini sociali derivanti da licenziamenti di massa.

Commento
Le risposte dei paesi occidentali dovranno passare attraverso l’imposizione di maggiori dazi alle importazioni al pari di quanto e’ gia’ stato fatto a favore di aziende attive nella produzione di tubi negli Stati Uniti.

Se da una parte le aziende cinesi continuano a produrre senza freni inondando i mercati internazionali, non dovranno mancare risposte ferme a tutela delle aziende occidentali che investono e che creano occupazione.

Alessandro Sicuro

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