Giugno 1, 2023

ALESSANDRO SICURO COMUNICATION

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IL MUSEO DI MESSINA

museomessina1-411-kshd-u432301093571038lmf-593x443corriere-web-sezioniQuesta non è la solita storia dell’opera incompiuta. Il Museo regionale di Messina è pronto e completo. Già da tempo, per la verità. Consegnato dalle imprese che avevano vinto l’appalto alla Regione siciliana nel lontano 1995, 21 anni fa, e con 250 opere già appese e sistemate in attesa di essere ammirate dai visitatori. Peccato che gli ingressi siano ancora sbarrati. Vent’anni di modifiche, adeguamenti, piccoli interventi e cantieri a singhiozzo. E ogni volta, taglio del nastro rimandato. Fino agli ultimi due progetti finanziati con fondi europei, conclusi l’anno scorso. Doveva costare 7 miliardi di lire, sono stati spesi 15 milioni di euro, il quadruplo.

La data e i timori

«Finalmente siamo vicini. Gli ultimi adempimenti riguardano l’impiantistica di sicurezza e infine il trasferimento delle restanti 40 opere dalla vecchia struttura» assicura Carlo Vermiglio, assessore regionale ai Beni Culturali che nelle scorse settimane ha promesso di aprire il museo entro la fine dell’anno. E una data in effetti è stata fissata. «Il 9 dicembre, in occasione dell’inaugurazione di una mostra nella sede attuale, faremo la presentazione nella nuova struttura e apriremo alcune sale» fa sapere Caterina Di Giacomo, direttrice del Museo. Insomma, per l’apertura vera e propria sembra di capire che bisognerà pazientare ancora un po’. «Ma ormai ci siamo, a questo punto bisogna essere ottimisti» aggiunge la direttrice, che nel frattempo ha completato l’allestimento, nove settori che ripercorrono la storia dal Medioevo al primo 900. Domenico Gioffrè, storico e archivista, non si fida troppo: «È stata annunciata un’apertura parziale e a cantiere aperto. Speriamo che questa sia la volta buona, ma mi sembra la solita storia di promesse e inaugurazioni ogni volta rinviate». Gioffrè da mesi tempesta di lettere ministri e assessori e ha anche aperto una pagina Facebook, «Apriti Museo», avviando una raccolta di firme. «Quella di Messina sarebbe un museo straordinario. Tele, statute, vasi, una struttura interdisciplinare che pochi possono vantare. Eppure tutto è fermo da decenni. E quello che mi stupisce è la mancanza di indignazione».

I capolavori

Tra gli ultimi nodi da sciogliere sembra ci sia stato anche quello del personale. Soltanto i custodi dovranno essere una settantina. La Regione non pensa a nuove assunzioni ma a spostare personale da altri siti poco visitati, e questo ha creato qualche inevitabile intoppo e malumore. Anche perché, rispetto all’ex Filanda individuata negli anni Venti come sede provvisoria e invece tuttora funzionante, gli spazi saranno almeno

Madonna col Bambino benedicente,di Antonello da Messina
Madonna col Bambino benedicente, di Antonello da Messina

quintuplicati. Una volta aperto, il nuovo Museo di Messina diventerà per estensione il secondo del Meridione, dopo Capodimonte: un edificio su due livelli con una superficie di 4.500 metri quadrati, più 5.500 all’esterno (dove state collocate alcune opere) e ancora i 3.000 del seminterrato riservato a biblioteca e laboratori. Degli oltre diecimila pezzi catalogati, solo 300 saranno esposti. Ma di sicuro valore e richiamo, come la Madonna col Bambino benedicente di Antonello di Messina, la Resurrezione di Lazzaro di Caravaggio o la statua di Nettuno del Montorsoli. Un gioiello insomma, una sogno che dopo un secolo ancora non si è avverato.

L’appello d Mattarella

Era il 28 dicembre del 1912 quando l’allora soprintendente Antonio Salinas conferì il primo incarico per accogliere il patrimonio della città recuperato tra le macerie del terremoto del 1908. Da allora una serie infinita di progetti presentati e bocciati, annunciati e ritirati, e in mezzo due guerre Mondiali e un fiume di denaro e tempo perso. Fino all’appalto concorso bandito nel 1983, due anni dopo finalmente l’inizio dei lavori. Erano già passati 70 anni, che sarebbe stato già un bel primato, e invece era solo l’inizio dello stillicidio di promesse e ritardi. «È un museo fondamentale per la cultura di Messina e del Sud. Dopo il terremoto poco è rimasto della memoria storica della città», spiega Bernardo Tortorici, presidente degli Amici dei musei siciliani. Lo scorso luglio, durante un incontro al Quirinale, ha raccontato al presidente Sergio Mattarella l’incredibile caso del museo di Messina. «Si è dimostrato a conoscenza della vicenda — racconta Tortorici —. Ha spiegato di non ha poteri diretti, ma ha promesso che avrà un ruolo esortativo. Ce lo auguriamo, ma finché non viene fissata una data precisa non possiamo stare tranquilli». Dopo 106 anni dal terremoto, 102 dal primo incarico, 21 dalla fine dei lavori, è una richiesta più che legittima.

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