Mentre Lyst colloca Palm Angels al top della classifica dei marchi italiani più ricercati online, prima di Gcds e di Chiara Ferragni Collection, Francesco Ragazzi parla agli studenti dell’Istituto Marangoni di Milano, durante un talk che fa il tutto esaurito.
Nel suo intervento, all’insegna di una grande spontaneità ed empatia con i giovanissimi spettatori («Voi siete me 12 anni fa»), il 33enne fondatore e direttore creativo di Palm Angels annuncia innanzitutto che tornerà a sfilare con il menswear a Milano Moda Uomo il 16 giugno: «Per la collezione maschile scelgo il capoluogo lombardo, mentre per la donna mi oriento su New York (dove è andato in scena lo scorso febbraio uno show co-ed, ndr): questo perché voglio che il mio marchio sia globale, italiano ma con un’allure americana».
La seconda rivelazione è che Ragazzi e i suoi collaboratori – un team snello, composto da dieci persone, di cui otto focalizzate su design e prodotto e due sul marketing – hanno nel cassetto un progetto lifestyle: «Ci stiamo già lavorando, ma non voglio rivelare molto di più. Diciamo che i settori che troviamo al momento più interessanti sono l’hospitality, l’entertainment e l’experience».
Del resto, l’eclettismo è una delle costanti della personalità di Francesco, che rivela: «Il mio desiderio è sempre stato quello di far parte del mondo della moda, ma come fotografo. Mi ero posto un obiettivo, altrimenti non sarei andato da nessuna parte. Anche la curiosità – e io sono un grande curioso – aiuta, insieme a un briciolo di umiltà».
Il designer ha ripercorso le tappe salienti di anni vissuti intensamente: gli studi allo Ied, con pure una bocciatura perché non ancora 20enne già si dava da fare nel lavoro, le prime trasferte a New York, il ritorno in Italia, il diploma e la classica domanda, «Ora che faccio?».
La risposta arriva con Moncler, che gli apre le porte per uno stage trasformatosi in una collaborazione a lungo termine, fino al recente capitolo Moncler Genius, per cui Ragazzi ha firmato già due collezioni: «Un’esperienza stimolante. Da Remo Ruffini, genio visionario, ho imparato moltissimo, lavorando duramente ma con entusiasmo, in una realtà aperta e in crescita».
Cinque anni fa Ragazzi dà retta al suo istinto e decide di sperimentare una nuova strada: «Tutto parte dall’innamoramento per Los Angeles, osservando e fotografando gli skater a Venice Beach. Immagini che diventano un libro, pubblicato da Rizzoli International e con foreword di Pharrell Williams, intitolato appunto Palm Angels».
Intorno al volume nasce una piccola linea di T-shirt, occhiali e altre proposte «per fare buzz» e il tutto sfocia in una presentazione a Milano e poi in una mostra a Parigi, nell’iconico concept store Colette.
È l’inizio di un’escalation: il marchio Palm Angels, forte anche dell’appartenenza al portafoglio di New Guards Group (Ngg), quello per intenderci di Off-White e Marcelo Burlon County of Milan, convince stampa, buyer e consumatori grazie al suo stile graffiante, cosmopolita e diverso da tutti.
«Innegabile che una mano me l’hanno data anche i social – osserva Ragazzi -. Oggi molti brand nascono da un telefono e sono figli diInstagram, il che non significa che sia tutto più semplice: si deve sempre correre, sfornando progetti ogni due settimane, e questo non sempre mi piace».
Di questa velocità imperante sono figlie le colab. L’ultima in ordine di tempo per il designer (una definizione che gli sta un po’ stretta, per sua stessa ammissione) è quella con Under Armour per la capsuleRecovery, realizzata con tessuti all’avanguardia per favorire il recupero fisico degli atleti, ma anche di cantanti e artisti sempre in giro per il mondo per tour e promozioni: «Le collaborazioni sono lo specchio del mondo di oggi e mi ci sento a mio agio».
Tra i personaggi che più lo hanno influenzato il creativo indica Helmut Newton e, in seconda battuta, Richard Avedon, mentre gli stilisti più apprezzati sono Raf Simons e Miuccia Prada.
Alla domanda di rito sul futuro, Francesco Ragazzi risponde mettendo in primo piano la crescita di Palm Angels «ma organica», senza paraocchi e non escludendo altri sviluppi: «Se mi offrissero la direzione creativa di un marchio, ovviamente nelle mie corde, accetterei».
Alessandro Sicuro
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