Show itineranti e no season, riciclo, sostenibilità: la nuova era di Vuitton secondo Abloh
Quando il gruppo Lvmh, nel 2018, arruolò Virgil Abloh come nuovo direttore creativo del menswear sapeva di affidarsi a un artista dalla creatività ibrida e caleidoscopica che avrebbe rotto gli schemi, e non solo per la sua carica innovativa capace di portare lo streetwear nel sacro territorio del lusso.
Oggi, in un momento di reset generalizzato, il dj-architetto-designer non si smentisce, sentendo che proprio ora è il momento giusto per immaginare una nuova grammatica del fashion, fattosi tabula rasa dopo il Covid.
In una lunga zoom call con wwd.com insieme a Michael Burke, chairman e ceo della griffe francese, prendono forma direttrici strategiche inedite che vanno in più direzioni, coinvolgendo nuove modalità, luoghi e tempi di presentazione, il dialogo con il pubblico senza filtri gerarchici, il prodotto.
Domani, 10 luglio, alle 14.30 – durante la fashion week digitale di Parigi – Abloh presenterà un fashion film animato, denominato Message in a bottle, anticipazione alla collezione maschile per la primavera-estate 2021 di Louis Vuitton, che sarà svelata con uno show fisico il prossimo 6 agosto a Shanghai.
Una sfilata che farà da apripista a un nuovo format di performance itineranti e seasonless in giro per il mondo, con una successiva tappa a Tokyo e in altre città ancora in via di definizione.
«Siamo in una nuova era, la pandemia del 2020 ha creato uno strappo con la moda com’era prima», ha detto il designer parlando dalla sua residenza nel Wisconsin, a 40 minuti da Chicago.
I prossimi show si snoderanno in un tour internazionale, avranno un pubblico e saranno trasmessi in streaming: «Le persone non potranno viaggiare e dunque andremo noi da loro», ha aggiunto Burke da Biarritz -. Penso che le sfilate debbano rimanere live. Attesa, tensione, anche disperazione, dell’ultimo minuto sono elementi che non possono mancare».
D’ora in avanti gli show saranno coordinati da Parigi insieme agli uffici locali: «È un modo più moderno di lavorare – aggiunge Michael Burke – perché in questo caso il team cinese individuerà la sede, progetterà l’evento insieme a Virgil e i modelli saranno tutti cinesi».
L’Asia è apparsa come la scelta più naturale per partire con il progetto: Louis Vuitton ha recentemente aperto il suo primo negozio dedicato al menswear a Tokyo, in concomitanza con il lancio della collaborazione di Abloh con il designer giapponese Nigo (fondatore di A Bathing Ape, Human Made e, insieme a Pharrel Williams, Billionaire Boys Club) e la Cina è il primo mercato che sta cominciando a riemergere dall’emergenza sanitaria.
La decentralizzazione dell’epicentro parigino per lo show, alimentata anche dall’esperienza di “apolidi” data dalla digitalizzazione durante il lockdown, non è però l’unica novità della collezione, che introduce temi come il riciclo e accelera nella sostenibilità: on stage saranno infatti 30 look realizzati con nuovi tessuti e filati, 25 con materiali riciclati e 25 della stagione precedente.
Quanto all’estetica, anche se recentemente Abloh ha definito lo streetwear come un fenomeno ormai «morto», resta la questione di come la collezione possa non risentire della migrazione verso l’abbigliamento comodo avvenuta durante i mesi di reclusione causa Covid: «L’era della felpa con il cappuccio è finita. Voglio esortare il settore a non concentrarsi solo su capi facili da vendere», ha detto il creativo, parlando della collezione street sartoriale firmata con Nigo quale «esempio perfetto» di come la moda può evolvere verso il futuro. Una linea che, secondo rumour, ha raccolto 6 milioni di euro nei primi sei giorni di vendita in tutto il mondo.
Alessandro Sicuro
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