La moda italiana è da sempre considerata in tutto il mondo sinonimo di qualità, ricerca stilistica, creatività e design
Nonostante la crisi riesce a fare 60 miliardi di euro all’Anno.
Quanto potrebbe realizzare se fosse sostenuta dallo stato come un comparto dalle aspettative di crescita enormi?
Occupa 610 mila persone quante ne potrebbe occupare se fosse rilanciata veramente?
L’importanza del settore è espressa dai numeri relativi al fatturato 2013 che, nonostante un calo del 4% rispetto agli anni precedenti, ha raggiunto 60 miliardi di Euro. È inoltre significativo che, in un contesto di contrazione economica e occupazionale, circa 610 mila persone (pari al 3% degli occupati italiani) e 60 mila imprese siano impiegate nella filiera della moda.
I dati 2014 descrivono nel comparto Fashion & Luxury che il Made in Italy ha un andamento positivo, pur in presenza di trend in lieve decrescita sul 2013 con valori complessivi delle vendite passati dal 8,7% al 7,9% (base tendenziale annua). La crescita stimata nel più ampio settore del Lusso del quale la Moda ne è certamente elemento trainante, vedrà una positività complessiva attestata al 5%.
I cambiamenti strategici che gli operatori del Fashion Made in Italy hanno adottato sono indubbiamente alla base del superamento della fase critica degli ultimi anni. Si comprendono così anche i sentori di ottimismo nell’affacciarsi ai mercati esteri.
Nel momento in cui i consumi in Italia hanno registrato un forte calo, le internazionalizzazioni e le esportazioni hanno rappresentato l’unica soluzione per andare a cogliere opportunità nei mercati mondiali in crescita.
L’interesse di buyers oltreconfine è stata incoraggiato da due importanti fattori:
- la ritrovata fiducia dei paesi stranieri nella nostra economia, che ha visto già dal 2012 una ripresa degli investimenti in Italia;
- Il riconoscimento nella capacità manifatturiera italiana, di quel “saper fare”, frutto di una lunga tradizione.
Allo stesso tempo, l’emergere di nuovi mercati (tra i quali Cina, America Latina, sud-est Asiatico e Medio Oriente), se da un lato ha offerto maggiori potenzialità di espansione, dall’altro ha determinato l’affacciarsi di interlocutori sempre più esigenti che hanno costretto le aziende del settore moda ad affrontare nuove sfide strategiche.
Molte imprese italiane hanno prima di tutto rafforzato la propria brand identity, proponendo un’offerta focalizzata sulla qualità intrinseca del brand. Il risultato è stato, come negli esempi di successo di Loro Piana, Brunello Cucinelli o Ferragamo, una produzione coerente con la vision del brand, in base alla quale impostare gli assortimenti, le collezioni e le scelte distributive nei paesi in via di sviluppo.
La strategia di espansione è stata inoltre basata su un’analisi chiara del mercato di riferimento, con particolare attenzione ai consumatori target e ai concorrenti, e la definizione di un accurato piano di distribuzione. La grande abilità della case di moda è stata adattare i modelli distributivi (dalla vendita diretta all’uso di distributori locali, dai flagship stores agli outlet di lusso) in base alla tipologia di mercato.
Tra le più grandi innovazioni del settore, spicca sicuramente l’utilizzo del canale online che si è rivelato la modalità di acquisto preferita in paesi come gli Stati Uniti e la Cina. Se le aziende di moda hanno dimostrato inizialmente una certa reticenza verso Internet, in particolare dettata dall’idea che il mezzo non fosse adatto a trasmettere il prestigio del brand, oggi molte imprese italiane stanno investendo per migliorare i propri siti web al fine di farne dei veri e propri canali di distribuzione.
I mezzi digitali hanno inoltre contribuito ad evolvere la comunicazione nei confronti del consumatore, che si dimostra sempre di più protagonista attivo e partecipe. Lo prova la grande influenza esercitata sui consumatori da fashion blogger professionisti e gli investimenti che le aziende stanno facendo per lo sviluppo di competenze e risorse dedicate alla gestione dei social media.
Le strategie adoperate hanno fatto sì che le case di moda agissero in modo efficace in un mercato molto più competitivo, caratterizzato dall’emergere di nuovi paesi e da consumatori più critici. Il Fashion Made in Italy è rimasto in questo modo uno dei settori di punta dell’economia italiana, in grado di attrarre la cruciale attenzione di investitori esteri.
Ne è un esempio l’acquisto di Loro Piana da parte di LVMH (Moët Hennessy Louis Vuitton SA) che, nel 2013 con i suoi 2 miliardi di euro di valore, rientra tra le prime 10 acquisizioni di imprese italiane da parte di aziende estere e conferma che la moda Made in Italy è ancora percepita come un’eccellenza a livello mondiale.
Alessandro Sicuro
Such an informative and important article that highlights both the importance of the made in Italy label and its impact on the economy of the nation . that despite the economic issues that the country has been dealing with in recent years the made in Italy label continues to be a bright spot and leader on the fashion stage. The workmanship, attention to detail and craftsmanship is unparaled and is highly sought after around the globe.
Yet with emerging new markets around the globe they have been able to expand into these new markets thus increasing their visibility and brand maintence and is clearly shown in the article. and this I feel is a good and positive thing. more revenue even coming back in the country. Made in Italy remains an outstanding leader in the fashion trade and the world. The timing of this wonderful and fantastic article comes at just the right time and hits on many important facts and issues that is brought to the forefront.