“Sì, viaggiareeee”… Ma oggi Lucio Battisti canterebbe “Sì, gustareeeee”. È boom per il viaggio enogastronomico. Il 49% dei turisti internazionali sono mossi dalla gola: scelgono la destinazione non più, e non solo, in base al luogo ma per quello che là si può assaggiare. Si delinea così sempre più un “turismo di esperienze” e quella gourmand (cibo, vino e sempre più birra) supera di fatto la motivazione culturale. Ben il 93% dei viaggiatori, durante le vacanze, ha visitato una cantina o una fattoria, ha visto all’opera un casaro o un mastro birraio, ha venerato i grandi chef negli showcooking dei festival o ha assaltato un food truck a caccia di street food. A tracciare il trend di crescita del fenomeno è il Food Travel Monitor 2016, il più importante studio internazionale sul turismo enogastronomico presentato dalla World Food Travel Association. Undici i Paesi in cui è stata condotta la ricerca: Italia, Francia, Germania, Irlanda, Regno Unito, Spagna, Australia, Cina, India, Messico e Stati Uniti. Ne saltano fuori sorprese dolci e amare: l’Italia (insieme a Francia e Giappone) è per tutti La Mecca dei golosi. Ad esempio la Cina, bacino immenso di potenziali nuovi food traveller,  indica il Belpaese come unica meta enogastronomica al di fuori dell’Oriente. Mentre per gli Stati Uniti, l’Italia è la sola destinazione estera citata dagli intervistati. Si conferma al primo posto anche per i tedeschi, che addirittura segnalano a parte la Toscana (4° posto) e Roma (10° posto) come mete enogastronomiche d’eccellenza. Eppure, paradossalmente, siamo all’ultimo posto nella classifica dei culinary travel: si considera tale solo il 21% degli intervistati italiani, contro il 69% dei cinesi (al primo posto) e contro la media del 46,5% di tutti gli undici Paesi. E ancora, gli italiani, altro paradosso, si sentono (ma non lo sono!) meno esperti di food rispetto agli altri: solo il 33% contro la media del 72%. Forse perché sono maggiormente consapevoli della vastità del paniere dei prodotti tipici e dell’infinità delle ricette del proprio patrimonio gastronomico.

Ma non sono i soli dati sorprendenti. A livello mondiale, è la generazione dei Millennials a soffiare sul fuoco dei fornelli: ben il 52% di loro si dichiara un viaggiatore del gusto, più delle altre fasce d’età. E considerato che nelle loro mani c’è sempre uno smarthphone, la promozione turistica dovrà servirsi sempre più del passaparola generato dai social.

A fotografare la situazione nazionale, ci ha pensato Roberta Garibaldi, ambassador della WTFA per l’Italia, docente universitario e responsabile dell’Osservatorio sul turismo dell’Università degli studi di Bergamo: “Il fenomeno del food travel andrà a rafforzarsi nei prossimi anni perché particolarmente interessati all’elemento cibo sono i giovani Millennials e gli abitanti di Paesi come Cina e India, i grandi turisti di domani. Il viaggiatore Food&Beverage è inoltre ad alto valore aggiunto, con una propensione alla spesa più alta: sia per la spesa in food&wine durante il viaggio, sia perché tende a partecipare ad altre attività culturali quando viaggia, sia perché acquista volentieri prodotti tipici da riportare a casa dopo il viaggio. Particolarmente significativo in Italia è il crescere dell’interesse, negli ultimi anni, per lo street food, grazie ai sempre più numerosi Foodtruck Festival in giro per la Penisola. Analogamente in crescita sono le visite ad aziende e mercati agricoli, sinonimo di un’attenzione sempre maggiore verso la provenienza e la qualità del cibo”.

di Mari Mollica

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