Inaugurato dal presidente Erdogan il terzo ponte
La struttura che unisce Asia ed Europa. Il gruppo Astaldi nel consorzio in tre anni ha costruito quello che per molti è un gioiello, ma anche un nuovo simbolo di potere
Per i libri di storia turchi oggi è il giorno del «Büyük Taarruz». Quando nel 1922 la giovane Repubblica guidata da Atatürk lanciò la «Grande offensiva» contro l’esercito greco nella guerra con cui Istanbul si riprese l’Anatolia e parte della Tracia assegnate ad Atene dal Trattato di Sèvres. La battaglia di Dumlupinar segnò l’inizio della sconfitta delle truppe elleniche ma solo ad ottobre veniva siglata la pace e la Turchia otteneva i confini attuali. Sarà una coincidenza, ma oggi il presidente turco Recep Tayyip Erdogan inaugura il terzo ponte sul Bosforo, l’opera italo-turca firmata Astaldi che collega l’Europa all’Asia e che ha l’obiettivo di decongestionare il traffico che paralizza la metropoli e di creare un corridoio che faciliti i transiti commerciali con la Grecia.
I numeri da primato del nuovo ponte sul Bosforo
Anche tre anni fa la cerimonia di inaugurazione dei lavori con banda ottomana (accompagnava l’esercito in guerra) e preghiera era caduta in un giorno simbolico, come aveva spiegato dal palco lo stesso Erdogan allora primo ministro: il 29 maggio, data della conquista di Costantinopoli nel 1453 da parte del sultano Maometto II. Simbolica anche l’intitolazione del ponte, che è dedicato a Selim, padre di Solimano il Magnifico. Richiamo alle radici per un’opera, contestata dagli ambientalisti, che entra nella storia dell’ingegneria per le sue dimensioni. Il ponte si trova a Nord del Bosforo, poco prima del Mar Nero e congiunge Poyrazköy (sulla sponda asiatica) con Garipçe (su quella europea). «È il ponte sospeso e strallato (tipo quello di Brooklyn, ndr) più largo al mondo, misura 59 metri. Vi scorrono 8 corsie autostradali, quattro per direzione, più due linee ferroviarie per l’Alta velocità. Le torri che lo sostengono sono le più alte al mondo, con i loro 322 metri superano la Tour Eiffel. È un’opera unica nel suo genere», spiega Paolo Astaldi, presidente del gruppo italiano che ha il 33,33% del consorzio Ica con la locale Içtas, che ha realizzato l’infrastruttura: «Questo ponte ha un’importanza simbolica perché unisce l’Europa all’Asia. E poi è molto bello, non solo dal punto di vista ingegneristico (abbiamo testato il modello di resistenza al vento fino a 300 chilometri all’ora, quando a 100 chilometri all’ora il ponte viene chiuso al traffico perché non si controllano più i mezzi di trasporto), ma anche estetico».
Il presidente Astaldi: «Rappresenta l’eccellenza del made in Italy»
«Se siamo stati scelti per realizzare un’opera di questa importanza — prosegue Astaldi — non è un caso. Rappresenta l’eccellenza del made in Italy. Ad esempio per far passare i cavi sono stati usati manufatti in acciaio con tolleranze micrometriche che solo una società al mondo era in grado di realizzare ed è di Cividale del Friuli». Nel 2012 la joint venture si è aggiudicata il contratto per la costruzione e la gestione in concessione del ponte e di 150 chilometri di autostrada della «Northern Marmara Highway»: valore 3 miliardi di dollari, di cui 2,3 miliardi finanziati da un pool di banche turche, a dimostrazione del sostegno nazionale al progetto, che si è tradotto anche in «un grandissimo supporto da parte dell’amministrazione — ha sottolineato Astaldi — che ha contribuito a rimuovere gli impedimenti burocratici aiutandoci a rispettare il programma: i tre anni di lavori e il budget previsti». La collaborazione industriale e finanziaria fra Italia e Turchia è profonda. Due giorni fa a Roma c’era il ministro turco dell’Economia Nihat Zeybekci, che è intervenuto a un incontro di Confindustria per aggiornare le nostre imprese su quanto sta accadendo nel Paese, dopo il tentato golpe e i ripetuti attentati. Era presente anche il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda che ha «auspicato che la situazione in Turchia possa presto normalizzarsi nel pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali».
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