Carlo Rivetti
Stone Island punta a chiudere il 2016 con il botto. Dopo un 2015 archiviato a 87 milioni con previsione per l’anno successivo intorno ai 100, il fatturato atteso migliora le stime iniziali aggirandosi oltre i 105 milioni di euro (+20% sul 2015 e +100% sugli ultimi cinque anni) con un ebitda pari a 18 milioni (+35% sul 2015). L’ordinato che riguarda la collezione primavera/estate 2017 ha registrato un miglioramento di oltre il 30%, con una particolare menzione a Italia (+23%), Nord America, Uk e Paesi Bassi. La crescita generale coinvolge tutti i mercati di riferimento, ovvero Italia, Inghilterra, Germania, Olanda e Stati Uniti. Questi ultimi sono cartina tornasole di una buona reazione alla recente penetrazione del territorio. “Sul mercato americano non mi interessano tanto i numeri, quanto più migliorare la riconoscibilità del marchio e, lentamente, sembra che qualcosa si stia muovendo in questo senso”, ha dichiarato Carlo Rivetti, direttore creativo e presidente di Stone Island.
Il canale online, in particolare, cresce del 30% (con un’incidenza di circa il 5%), soprattutto in Usa, ma porta con sé un fenomeno negativo: falsi e truffe. Per tutelare consumatori e marchio per ciò che concerne la vendita di prodotti falsi e lo spegnimento di siti, pagine web e social ingannevoli, l’azienda collabora con NetNames, MarkMonitor e React, società esperte nella lotta alla contraffazione. Prosegue inoltre la collaborazione con Certilogo per quanto riguarda il canale offline, per offrire la possibilità di verificare l’autenticità dei capi tramite il codice o il Qr indicati al loro interno.
Per quanto riguarda il 2017, Rivetti prosegue: “Il 2017 sarà un anno di digestione. Siamo cresciuti molto, abbiamo aperto molti punti vendita, ma abbiamo anche la difficoltà di dover produrre molti più capi rispetto a due anni fa. Per l’anno prossimo l’intenzione è quella di sederci un attimo per essere tranquilli che queste crescite funzionino. Io le definisco olistiche poiché cresciamo in tutti i mercati, in tutti i canali e con tutti i prodotti. Abbiamo oltretutto meno clienti e stiamo facendo attenzione alla distribuzione. E’ una crescita molto importante e non voglio correre il rischio di sovraesporre il brand”.
L’anno prossimo il brand non prevede quindi nuove aperture, se non la chiusura del temporary shop di Los Angeles in favore dell’opening, in loco, di un negozio effettivo, il quale risulterebbe il più grande (circa 500mq) e originale tra i 20 monomarca attualmente contati dal brand.
Riguardo alle collaborazioni, invece, Rivetti si dice molto soddisfatto della terza edizione del sodalizio con NikeLab, sebbene aggiunga: “Per quanto riguarda le collaborazioni, per l’anno venturo credo che ci fermeremo un attimo. A mio parere ci sono troppe collaborazioni in giro, in generale. E’ un concetto che si sta un po’ inflazionando. In questi anni sono diventate sempre più occasioni di stimolo alla vendita e noi non abbiamo bisogno di questo genere di cose”.
L’ultima novità in casa Stone Island è il progetto Prototype Research Series che, attraverso la serie 01, propone capi limitati e numerati, frutto di una lavorazione non ancora industrializzata, venduti esclusivamente sui canali digitali. “Attraverso questo progetto alimentiamo un fenomeno importantissimo, per noi e per me, che è il collezionismo” ha concluso Rivetti.
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