PIER PAOLO PICCIOLI D.C. DI VALENTINO HA VOLUTO LE INIZIALI DELLA SARTA SU OGNI ABITO PRESENTATO. “GRANDE GESTO”
«Altro che piccole mani. Dietro un abito di haute couture ci sono grandi personalità»: così Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, che ha voluto che a ogni abito presentato all’Hôtel Salomon de Rothschild fosse associato il nome di chi lo ha fatto, pubblicando inoltre su Instagram le storie di sarti e sarte che operano dietro le quinte, ma che «fanno un lavoro artistico»
In passerella modelli elaborati ma senza pesantezze e ridondanze, promossi anche dai “giudici” più esigenti: Valentino Garavani, Giancarlo Giammetti e Donatella Versace, ospiti di spicco del parterre, che non hanno risparmiato lodi e consensi.
Una haute couture «classica ma letta nel presente», come precisa Piccioli, fatta di fiocchi, glamour, gowns of emotions, «pensando a Lady Duff-Gordon(artista e costumista teatrale inglese della prima metà del Novecento) e ai colori pieni di Pontormo».
Ma il rimando alla vita reale è sempre presente, perché anche se si tratta di alta moda, deve comunque vivere nel presente: ecco allora, accanto ai trionfi di taffetas, piume, volant, tessuti moiré, pizzi e intarsi e ai favolosi, scenografici cappelli (creati da Philip Treacy) anche i chinos e i trench, a loro volta frutto di una manualità che «trasforma idee in oggetti, attraverso gesti appresi e costantemente attualizzati».
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