Dicembre 8, 2023

ALESSANDRO SICURO COMUNICATION

FREE PRESS & CULTURE ON LINE

PER IL PATRON DI WHITE L’OVERDOSE DIGITAL PORTERA’ UNA RISCOSSA DEGLI EVENTI FISICI

Nel primo lockdown tutti si sono buttati sul digitale e ora, soprattutto nelle zone rosse, si assisterà a una replica. Ma dire che l’offline esce sminuito da questa supremazia forzata è stare in superficie. La realtà è molto più sfaccettata, come è emerso stamattina da una diretta Instagram in cui Massimiliano Bizzi, fondatore di White, è stato intervistato dal nostro direttore Marc Sondermann.

Già nel primo periodo di chiusura Bizzi è andato controcorrente, facendo squadra con le showroom, i buyer, Camera Moda e i brand affinché la fashion week di settembre non fosse solo virtuale. Un impegno collettivo, sfociato nel movimento Milano Loves Italy e in una settimana della moda in cui la componente fisica è stata incisiva, portando una ventata di vitalità alla città e a zona Tortona, epicentro di White. Ora, alle prese con un nuovo periodo di chiusura che in Lombardia e in altre regioni è pesante, ci si torna a chiedere dove stiamo andando.

Una domanda a cui Bizzi risponde con le idee chiare. «Non dobbiamo cadere nella trappola di considerare questo periodo la nuova normalità – ha esordito -. Siamo di fronte a un evento straordinario, che oggi ci condiziona ma che domani passerà. Il panico di questi mesi ci ha portati a buttarci sul digitale, ma la realtà è che siamo animali sociali».

«Con le restrizioni e lo smart working – ha proseguito – la gente si è trovata ad abbruttirsi in casa e a non consumare. Sono sicuro che appena potrà, come in parte si è già visto nei mesi estivi e in settembre, reagirà a questa situazione. Persino i bambini, che per definizione non amano andare a scuola, non vedono l’ora di tornarci se costretti alla didattica a distanza».

«Sia chiaro, non intendo demonizzare l’online – ha precisato -. Ben vengano la modernità e i mezzi che riducono le distanze. Tuttavia, come dicevo, l’emergenza finirà e allora, dopo un anno e passa in casa, ci verrà l’impulso di buttare il cellulare dalla finestra, altro che starci incollati per giornate intere. Vorremo rivedere gli amici, fare un aperitivo, andare nei negozi. E noi del settore dovremo farci trovare pronti, visto che la moda è emozione e se si spegne la miccia, si spegne tutto».

«Prima della pandemia – ha ribadito – la tendenza era stare connessi per ore e le aziende hanno agito di conseguenza nelle loro strategie. Il dilagare del virus ha messo a nudo le debolezze legate a questo stile di vita. Che poi non è la vita vera, quella che le persone cercano e cercheranno ancora di più in futuro».

Bizzi è tornato su una proposta che ha lanciato qualche giorno fa: «Occorrono fantasia e coraggio, idee straordinarie, appunto, che non diventeranno la regola ma che ci consentiranno di affrontare al meglio l’eccezione. Bisogna unirsi per organizzare a fine febbraio o addirittura a marzo (per esempio il 21 di questo mese) una grande manifestazione del made in Italy».

Non ha senso, secondo il patron di White, far muovere i buyer più volte nei primi due mesi del 2021. Meglio convogliarli in un appuntamento forte in presenza, con un’unica data e possibilmente in un’unica città: «I vantaggi sono tre. Primo, verrà più gente; secondo, si agevoleranno i compratori nei loro spostamenti; terzo, gli investimenti nostri e del governo varranno quattro volte di più».

Tra l’altro, «la stagione di riferimento sarà l’autunno-inverno 2021/2022, fondamentale per la ripartenza dei consumi. Deve quindi essere presentata in modo strategico, senza disperdere energie, per il bene del sistema».

Nessun evento virtuale ha “bucato”, ha fatto notare Bizzi e Sondermann ha aggiunto: «Il digitale funziona se fa da moltiplicatore del fermento fisico». Il direttore di Fashion è andato oltre, estendendo il discorso alle piattaforme «che vanno usate in modo direi “sovversivo”, per dare visibilità ai marchi del territorio, a chilometro zero, sostenibili, in sintesi alla moltitudine dell’imprenditorialità italiana».

«L’importante è connotarsi come protagonisti attivi, anche nel digitale – ha aggiunto Bizzi – e non lasciarsi dominare passivamente». Digitale che «può essere cultura, ma in certi casi non funziona: penso per esempio alle riunioni fatte dal divano di casa. Guardarsi negli occhi è un’altra cosa».

Mentre Sondermann ha ricordato la resilienza di noi italiani, «un popolo vagamente anarchico, garibaldino, che non vede l’ora di poter sfoggiare il suo umanesimo reagendo positivamente a quello che sta accadendo», Bizzi senza mezzi termini ha concluso che adesso, ancora più che a marzo, ci vogliono gli attributi: «Resistiamo e ripartiremo ancora più forti. Non dimentichiamo mai che facciamo un grande mestiere e che dobbiamo far reinnamorare della moda soprattutto i giovani».

 


 

Alessandro Sicuro

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