Il 91% di un campione sondato da Federazione Moda Italia (344 intervistati) dichiara di avere subito un calo delle vendite dal primo al 10 gennaio, rispetto allo stesso periodo del 2020. Il 7% ha mantenuto le vendite costanti e solo il 2% ha beneficiato di un incremento.
Il 56,7% degli interpellati calcola una flessione tra il 50% e il 90%.
Come osservano dall’associazione di Confcommercio, i due periodi di fatto sono incomparabili a causa dell’emergenza covid e della situazione attuale: i consumatori hanno un minore reddito disponibile, c’è un eccessivo utilizzo dello smart working nel pubblico e nel privato, manca lo shopping dei turisti e sono venute meno le occasioni di incontro (per lavoro e nel privato). Pesano inoltre le chiusure dei centri commerciali nei weekend e i saldi regolati dal colore delle regioni.
Nell’analisi di Federmoda l’80,8% delle imprese ha dichiarato di aver proposto sconti tra il 20 e il 40%. La maggior parte (52%) è partita con una percentuale di sconto del 30%. Un’impresa su dieci sta praticando sconti medi del 50%.
Tra i prodotti più venduti (vedi grafico in alto) emergono la maglieria (46,8%), i pantaloni (24,7%), le scarpe donna (21,5%), giubbotti, cappotti e piumini (21,2%), gli abiti donna (18,6%) e gli accessori (14,5%). Sono in sofferenza le vendite di valigie (0,3%) e di abiti da uomo (3,5%).
Il 95% delle transazioni è avvenuto cashless secondo le seguenti modalità: 63,4% Pagobancomat e carte di debito, 32,3% carte di credito e 4,3% contanti.
Intanto in queste ore vengono ormai date in zona rossa Lombardia, Sicilia e la provincia di Bolzano a partire da domenica 17 gennaio. Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Puglia, Umbria e Valle D’Aosta passano in arancione, insieme a Calabria, Emilia Romagna e Veneto. Basilicata, Campania, Molise, provincia di Trento, Sardegna e Toscana rimangono gialle. In serata il ministro della Salute Roberto Speranza dovrebbe firmare l’ordinanza sulla base del più recente monitoraggio dell’Istituto superiore di sanità sulla pandemia.
«Per evitare l’apocalisse del retail della moda – afferma Renato Borghi, presidente di Federazione Moda Italia-Confcommercio – servono misure shock volte a sostenere in modo concreto la continuità dei negozi attraverso un contributo sull’effettiva perdita di fatturato e per la rottamazione dei magazzini, con un credito di imposta pari al 60% del valore di acquisto delle merci invendute».
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