-A proposito del rapporto tra i giovani e la droga, si da la colpa un po a tutto: discoteche, scuola, tv, amicizie. Ma ci si dimentica di citare un soggetto cruciale, “le famiglie”.
-Gira la droga, chiuso il Cocoricò. Girano i ladri, mettiamo i sigilli al Parlamento?
Si d’accordo sono cambiati i tempi. Le famiglie sono separate, nuovi costumi, nuovi schemi, sempre maggiori esigenze, donne al lavoro con pochissimo tempo, in fine la crisi. Lavorare di più per poter vivere, di questo ne soffrono i rapporti con i figli ma, il dato reale è che ai figli manca maggiore rapporto con la propria famiglia. Più dialogo, maggiore coinvolgimento, più interesse verso la loro vita, i loro studi, la loro sfera sociale.
Del resto il patron della discoteca, Fabrizio De Meis, è stato chiaro: “Se non sarà rivisto dal Tar, quello del questore è un provvedimento che porterà al fallimento”. Entro mercoledì 5 agosto sarà presentato ricorso, ma nel frattempo per chi orbita intorno al Cocoricò è inevitabile ragionare sul futuro. Il momento è delicato, l’aria tesissima, e le conseguenze ancora poco chiare. “Siamo fermi per ora, in attesa. Di sicuro in settimana faremo una riunione per capire come andare avanti”.
Mattia Duranti è ‘responsabile piramide’ della discoteca romagnola. Alle spalle ha parecchi anni di lavoro nei locali notturni, ed è un universo che conosce bene. “Sono arrabbiato e amareggiato perché si è persa l’occasione di fare qualcosa di positivo per i giovani e cambiare una legge vecchia di 90 anni, come il Tulps. Con le stragi del sabato sera ad esempio fu fatto. In questo caso no. Hanno preferito lasciare tutto così com’è. Ma penso anche a tutta la fatica sprecata, quella fatta durante l’anno per preparare la stagione, chiamare gli artisti e fare la promozione”. Intorno alle notti del Cocoricò, infatti, ci sono ore di lavoro per mettere in più di una serie di attività, che vanno dai banchetti alle convenzioni con le strutture alberghiere e la vendita dei pacchetti. Una rete che coinvolge diversi attori e che muove decine di migliaia di euro.
In una conferenza stampa organizzata a Roma, De Meis ha detto che la decisione della questura potrebbe mandare in fumo utili intorno ai 2 milioni di euro. “Considerando che d’inverno si lavora a pieno regime una sera a settimana, il grosso del fatturato è legato ai tre mesi estivi”. Di sicuro, la bufera si è abbattuta sul Cocoricò nel periodo di maggiore attività, con un calendario fitto di serate da tutto esaurito, e una serie di dj della scena internazionale ingaggiati e già retribuiti.
“La programmazione del Diabolika e del Black and White, ad esempio, andrà persa. Il 90% degli artisti sono stati pagati in anticipo, e molti non ritrattano. Qualcuno magari si renderà disponibile a spostare la data più avanti, ma la situazione comunque è complicata. Sono soldi e ore di lavoro buttati. E anche volendo portare tutto in un’altra location non avremo mai la stessa riuscita”.
Restano confermati invece gli eventi del locali collegati al Cocoricò, come il beach club della zona del Marano, sempre a Riccione.
In fine, controlliamo le discoteche ma come ogni segmento educativo della societa’ le discoteche sono luoghi dove si dovrebbe ballare e ridere e scherzare ma, il vero sballo dovrebbe venire da dentro, dai nostri neurotrasmettitori: endorfina, adrenalina, dopamina, serotonina si ma, generati dalla più bella delle droghe, la Gioia…!
Alessandro Sicuro
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