Il 50 % in Egitto, Etiopia, Indonesia. 70 mln di casi in più del 2014

Infibulate, escisse, circoncise. Sono almeno 200 milioni le giovani donne e bambine che, in una trentina di Paesi africani e mediorientali, nel 2015 hanno subito mutilazioni genitali da cui saranno segnate per sempre a livello psicologico e fisico soprattutto con infezioni, ma anche con maggiore mortalità e dolore quando partoriranno. In questi paesi si tratta di pratiche tradizionali e ‘necessarie’ affinché le donne siano considerate rispettabili, illibate, pronte per essere spose e madri. Ma per il resto del mondo sono solo barbarie. La drammatica cifra è in aumento: rispetto al 2014, nel 2015 70 milioni di donne in più sono state vittime di questa devastante pratica. A lanciare l’allarme è stato un nuovo rapporto Unicef pubblicato in occasione della Giornata Onu di Tolleranza Zero verso le Mutilazioni Genitali Femminili.
Secondo il rapporto, la metà delle vittime di questi spaventosi e a volte mortali interventi si registrano in Egitto, Etiopia e Indonesia. Tra tutte coloro che hanno subito mutilazioni, 44 milioni sono bimbe e adolescenti fino a 14 anni; in questa fascia di età, la prevalenza è stata riscontrata in Gambia, con il 56%, in Mauritania con il 54% e in Indonesia, dove circa la metà delle bambine (fino a 11 anni di età) è stata mutilata. I paesi con il maggior numero di interventi tra le ragazze e le donne tra i 15 e i 49 anni sono la Somalia (98%), la Guinea (97%) e Gibuti (93%). Se l’attuale tendenza continuerà, avverte l’Unicef, il numero di ragazze e donne sottoposte a mutilazioni genitali aumenterà in modo significativo nel corso dei prossimi 15 anni. Il dato di 70 milioni di donne e bambine mutilate in più nel 2015 rispetto al 2014 deriverebbe dall’aumento della popolazione in molti paesi e dai dati a livello nazionale raccolti dal governo dell’Indonesia. Inoltre nel 2016, sono 30 i paesi che hanno a disposizione dati rappresentativi a livello nazionale.
Le mutilazioni genitali femminili però, fa presente l’Unicef, non sono diffuse solo nei paesi africani e mediorientali. Vengono praticate anche in America e in Europa, dove vi è un alto numero di immigrati. Solo in Europa, secondo i calcoli del Parlamento dell’Unione Europea sono 500.000 le donne e le bambine sottoposte agli interventi e 180 mila sono a rischio ogni anno. In Italia, nonostante questa pratica sia vietata dalla legge e gli autori di tali reati siano perseguiti, sarebbero 35.000 le donne sottoposte mutilazioni genitali ed oltre mille le bambine a rischio.
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