La rivoluzione green della supply chain come opportunità per il business. La sostenibilità come attributo di prodotto che può favorire le vendite. È stato questo il tema al centro del webinar sulla sostenibilità organizzato da Altagamma e che a fianco di Matteo Lunelli, presidente della fondazione, ha visto la partecipazione di Antonio Achille, senior partner e global head of luxury di McKinsey, Marie Claire Daveu, chief sustainability officer e head of international institutional affairs di Kering, e Jeffrey Sachs, economista statunitense ed ex direttore dell’Earth Institute alla Columbia University.
Oltre a essere una direttiva fondamentale di sviluppo, la sostenibilità ha anche un valore economico. A confermarlo, partecipando a un’indagine di McKinsey, sono stati i buyer dei principali department store di lusso, che oggi comprano un 23% (in media) di prodotti sostenibili dalle aziende, ma che potrebbero estendere questa percentuale al 40% entro 5 anni. Il 40% dei department store, inoltre, comunica i valori connessi a pratiche virtuose già nella visual strategy dei diversi corner, in sinergia con lo storytelling dei brand. Infine, dalle testimonianze raccolte emerge che il 70% dei consumatori è disposto a pagare di più per un prodotto green. “Oggi non è più sufficiente promuovere la sostenibilità esclusivamente attraverso investimenti nei media in attività filantropiche. Le aziende sono chiamate a ripensare l’intera supply chain. Questo richiede investimenti più profondi, ma si traduce in un’opportunità di business. La sostenibilità ha un valore commerciale”, ha dichiarato Achille. I dati di McKinsey&Company parlano di investimenti sui modelli di business che potranno incidere per l’8-12% sul fatturato complessivo delle aziende. Le aree su cui lavorare sono hard elements come materie prime, processi e condizioni di lavoro, e, a completamento della strategia, soft elements come marketing, investimenti sulla reputazione del brand e filantropia. L’area Emea e gli Stati Uniti sono i principali ambasciatori della rivoluzione in materia, ma anche in Cina il tema sta acquisendo un’importanza sempre maggiore.
“La pandemia ha confermato che non c’è futuro per i brand senza una visione sostenibile. ll cambiamento rappresenta una grande sfida, che non può essere solo prerogativa dei grandi gruppi. I big hanno il compito di condividere obiettivi e strumenti operativi con le imprese più piccole”, ha spiegato Marie Claire Daveu, responsabile delle strategie sostenibili del colosso guidato da François-Henri Pinault. A far riflette sono anche i ‘nuovi’ tempi che si prospettano per l’industria della moda, in linea con quanto dichiarato di recente dall’anima creativa di Gucci, Alessandro Michele.
“Le tematiche ambientali e sociali – ha concluso Matteo Lunelli, presidente di Altagamma -, così come quelle sanitarie che l’emergenza Covid ha messo in primo piano, ci rafforzano nella convinzione che sia necessario un approccio collaborativo ai problemi complessi della nuova globalizzazione. Un approccio collaborativo non solo tra le aziende, ma anche tra Paesi: non è un caso che l’Unione Europea stia mettendo la sostenibilità anche al centro del suo Recovery Plan facendone l’elemento cardine per la ripresa e per il consolidamento dei rapporti fra i Paesi. Sulla sostenibilità l’Europa può essere leader mondiale e l’alto di gamma un autorevole ambasciatore per questi temi.” La sostenibilità è uno dei tre pilastri del Piano Strategico di Altagamma 2020-2022, in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile individuati dall’Onu.
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