Fendi ha portato in pedana a Milano un guardaroba femminile e maschile fatto di ombre e riflessi, come ha spiegato Silvia Venturini Fendi, che ha aggiunto come la sua fonte di ispirazione sia stato il tempo riscoperto, da lei e da molti altri durante il lockdown, a contatto con la famiglia e le diverse generazioni riunite nella casa romana.
Si dipana così un corredo di storie e suggestioni, evocate dalla palette giocata sulle sfumature del grano, del miele, del latte e del caffé, con generose dosi di azzurro cielo, rosso e bianco e nero “cinematografico”. Finestre ed elementi architettonici sono un leitmotif impresso sui capi, spesso trasparenti come i lunghi e svolazzanti chemisier.
Tra i materiali il lino, simbolo di purezza, si prende il centro della scena insieme a cotone, piume, pelliccia e piccole trapunte in piumino.
Il sapore della tradizione si avverte nei ricami lineari jour d’echelle, nelle fioriture ajouré e in una formalità che progressivamente si destruttura: vedi le tuniche svasate e le maglie trompe l’oeil con impressi dettagli sartoriali, mentre il retro dei cappotti e le maniche delle camicie si sbottonano.
Ai grembiuli in duchesse di seta fanno da contraltare le pellicce traforate e la biancheria con stampe floreali délavé.
Tra gli accessori spiccano le nuove versioni delle borse Baguette e Pekaboo in pelliccia floreale e cotone ajouré, impreziosite da veli di seta ricamata e con il logo FF in pelle trapuntata.
I panieri in Pvc riciclato si alternano a piccoli cestini stile picnic e valigie in tela. Da citare il progetto Baguette Hand in Hand, che celebra l’artigianato italiano con una Baguette handmade in Abruzzo, realizzata in merletto a tombolo aquilano inamidato nello zucchero (una tecnica che discende dalle monache benedettine fin dal XV secolo), e con un’altra Baguette, anch’essa fatta a mano ma nelle Marche, tessuta in fili di salice naturale e ispirata alle ceste dei pescatori locali.
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Alessandro Sicuro
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