Settembre 26, 2023

ALESSANDRO SICURO COMUNICATION

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E-commerce, il lockdown ne ha amplificato la crescita che non accenna a diminuire

E-COMMERCE  UNA CRESCITA INARRESTABILE

 

Che il lockdown abbia dato un’accelerata all’e-commerce si è detto più volte. Ma forse non era così scontato che dopo l’isolamento questo trend fortemente ascendente sarebbe continuato.

Invece è andata proprio così, complice il fatto che il problema Covid è tutt’altro che risolto: nel post-lockdown la frequenza di acquisti online è salita del 79%, con la consegna contactless (a casa o in ufficio) preferita da oltre il 93% degli utenti.

Prendendo in considerazione gli ultimi 12 mesi, si nota che i volumi complessivi delle transazioni via web si sono incrementati del 15,4%, di cui il 7% solo nel lockdown, con la richiesta di prodotti aumentata del 10%.

Uno scenario che ha visto alcuni servizi di e-commerce gestire una domanda 10 volte superiore al solito nella fase Covid, generando in un quarto dei casi problemi nella logistica, con carenza di articoli disponibili (26%), mentre in un 18% dei casi non è stato possibile recapitare la merce.

Dati emersi in occasione dell’edizione speciale del Netcomm Forum Live, in collaborazione con NetStyle e Tuttofood Milano, che proseguirà in un format interamente digitale fino a domani.

Roberto Liscia, presidente del consorzio Netcomm, ha sottolineato come le abitudini di consumo siano sempre più «phygital», il che porta le imprese italiane a dover accelerare sul fronte della tecnologia.

Tra i principali ostacoli legati allo sviluppo dell’e-commerce da parte dei retailer medio-piccoli si evidenziano problemi legati ai costi troppo elevati di gestione (32%), difficoltà nell’affrontare gli aspetti inerenti la logistica (28%) e, sempre nel 28% dei casi, una mancanza di competenze in materia di vendite online.

«L’integrazione delle tecnologie digitali da parte delle imprese italiane è ancora lontana dalla media europea», osserva Liscia. Al Sistema Italia la sfida di investire in infrastrutture digitali, con l’obiettivo di contrastare il digital divide e fornire alle imprese le condizioni necessarie per proseguire in una necessaria conversione tecnologica.

Ad ogni modo, l’esperienza di acquisto in Rete viene considerata molto soddisfacente dalla maggior parte degli e-shopper italiani. A settembre si è registrato un gradimento da parte dei consumatori online dell’8,5, in una scala da 1 a 10.

Il 36,4% (+1,8% rispetto ad aprile) degli utenti ha pensato di comprare su Internet prodotti che prima aveva sempre acquistato in negozio e il 25% (contro il 23,3% ad aprile) ha fatto la spesa online. Da notare però che il 42% dei consumatori digitali ritiene che i prezzi siano più alti (erano il 28% ad aprile).

I pagamenti sono sempre più contactless. Già durante il lockdown molti negozi di vicinato hanno aumentato l’uso dei pagamenti digitali. Carte di credito, prepagate e bancomat sono usate più di prima da circa il 15-19% degli acquirenti, così come buoni sconto digitali (14% circa) e app su smartphone (14,7%). Viceversa, quasi il 30% opta per il contante.

Il 53% degli e-shopper chiede ai tradizionali punti vendita di quartiere di adeguarsi alle nuove regole, all’insegna dell’omnicanalità. Quasi la metà vorrebbe infatti ordinare i prodotti a distanza e riceverli direttamente a casa, il 43% ritirare rapidamente nello store la merce comprata online e il 33% pagare solo con carte o smartphone.

Ma va detto che su circa 280 insegne in diversi comparti, solo il 79% possiede già un canale e-commerce attivo e appena il 37% è abilitato al ritiro o al reso instore di articoli acquistati online.

Una ricerca di Nextplora per Netcomm mostra che le persone con maggiore confidenza digitale, dopo il lockdown, continuano a ricorrere maggiormente agli acquisti online di moda, a scapito dei punti vendita tradizionali.

In particolare,  coloro che si informano e comprano online in questo settore sono passati dal 18% al 24% per quanto riguarda gli utenti low digital, e dal 28% al 38% per gli high digital. Gli altri consumatori dimostrano una tendenza al ritorno ai negozi, dai quali però si attendono nuove esperienze e nuovi servizi.

 

Alessandro Sicuro

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