GUCCI NEW ERA
Il top executive della griffe ammette che questo nuovo sentiero era già stato tracciato alcuni mesi prima del covid, la nuova era deriva da alcune riflessioni, “avevamo iniziato a interrogarci, infatti, sul futuro – dice – convinti che il modello stile Tempi Moderni di Charlie Chaplin, con la moda inghiottita da un insieme di ingranaggi, non era più sostenibile. Per passare dalle parole ai fatti avevamo bisogno di pensare in modo differente e il Covid ha solo accelerato questo processo”.
Un nuovo modo di presentare le collezioni, non necessariamente legato alle fashion week globali, e la consapevolezza di seguire un modello su misura per il brand: «Ognuno deve seguire la propria strada, ciò che va bene per un marchio può non essere efficace per un altro. Di sicuro sono proprio i tempi più difficili a generare le scelte più coraggiose. Bisogna ragionare non più in termini di trimestri ma di anni, in base a un’ottica di lungo termine».
Un atto di coraggio è stato quello di rivedere il canale wholesale, con l’obiettivo di portarlo al di sotto del 10% del totale del turnover l’anno prossimo. Nel terzo quarter le vendite retail di Gucci hanno rappresentato l’87% del totale, mentre il wholesale copre il 31,6%, in linea con la strategia in atto, focalizzata sull’esclusività.
Questo non significa, per Bizzarri, sacrificare un canale ma cementare la relazione con i multimarca in grado di incrementare le vendite soprattutto verso i local shopper, viste le limitazioni attuali ai viaggi.
Anche sull’online è stato alzato il controllo, nell’ottica di un rafforzamento della relazione con i consumatori e di un’attenta gestione del pricing. Già due anni fa, tra l’altro, la griffe ha lanciato Gucci 9, che ottimizza l’esperienza della clientela da remoto tramite consulenze customizzate, come accadrebbe in un negozio fisico.
I punti vendita fisici, secondo Bizzarri, continueranno a essere importanti nel contesto omnicanale: a fine settembre Gucci contava, in particolare, 492 directly operated store.
Vanno però connotati in modo nuovo, per esempio attraverso il cibo, come è successo con Gucci Osteria, che a oltre due anni dall’esordio a Firenze aprirà a maggio un avamposto a Tokyo.
«C’è ancora un grande potenziale da esplorare», afferma il presidente e ceo, facendo riferimento al mondo del beauty, dopo il successo dei rossetti e delle fragranze, a partire da Bloom.
Nel 2021 saranno lanciate ulteriori gamme di make up e si investirà ulteriormente in The Alchemist’s Garden, frutto della collaborazione tra Alessandro Michele e il maestro profumiere Alberto Morillas.
Anche il lifestyle è in progress: in store selezionati arriveranno alcune “fun collection” di carte da gioco, bottiglie e oggetti da regalo, mentre sarà sviluppata la parte Décor, che però Michele non vuole assimilare a una linea per la casa.
Da notare che nel 2019 la pelletteria ha riguardato il 58% delle vendite di Gucci, contro il 17% delle scarpe e il 13% del ready-to-wear.
Nel terzo trimestre il brand da quasi 10 miliardi di euro di ricavi annuali ha dimostrato una forte capacità di ripresa: dopo il tonfo di oltre il 44% nel gennaio-marzo, ha registrato un -8,9%, con vendite in crescita del 43,7% in Nord America e del 10,6% in Asia Pacifico, oltre a una rapida ripartenza in Cina.
Per rafforzare il legame con gli Usa, dove il business si è triplicato nel 2015/2019 per poi rallentare lo scorso anno, è stata avviata un’intesa con il brand di Vf The North Face, che per la prima volta ha aperto a Michele i propri archivi.
Un’altra intesa riguarda The RealReal, e-tailer specializzato nei beni di lusso second hand, mentre sempre in ottica di circolarità è nata la collezione Off the Grid, che usa materiali bio-based, organici e riciclati.
Del resto, è noto l’impegno di Gucci a 360 gradi nella sostenibilità: è dal 2018 che l’azienda è carbon neutral in tutta la sua supply chain e domani, 11 novembre, debutta un nuovo packaging amico dell’ambiente. «Il futuro del fashion – riflette Bizzarri – è il sourcing da sistemi agricoli rigenerativi».
Intanto si avvicina il traguardo del 100esimo anniversario di Gucci, celebrato attraverso una serie di eventi partendo dalla città di origine, Firenze. «Abbiamo rinnovato lo storico quartier generale nel capoluogo fiorentino, all’interno di Palazzo Settimanni, ma quello che vogliamo evitare in generale è un’operazione nostalgia», conclude il numero uno della griffe.
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