Settembre 23, 2023

ALESSANDRO SICURO COMUNICATION

FREE PRESS & CULTURE ON LINE

CONFIMPRESE: 2.900 APERTURE E CRESCITA NEL SETTORE MODA NEL 2023″

Secondo Confimprese e la società di consulenza Global Strategy, nel 2023 ci saranno circa 2.900 nuove aperture di negozi in Italia, che creeranno lavoro per circa 20.000 persone. Anche il settore della moda sembra pronto ad assistere a una stagione di espansione, con un aumento del 5% dei punti vendita, dopo diversi anni di ridimensionamento. Secondo l’associazione delle imprese italiane del commercio, ci saranno circa 650 chiusure di negozi, ma il numero di nuove aperture (sia dirette che in franchising) sarà simile. In sintesi, Confimprese prevede una crescita significativa del settore retail in Italia nel 2023.

Le insegne afferenti all’associazione di categoria (450 brand commerciali, 90mila punti vendita, 800mila addetti) hanno segnato una media di mille negozi dal 2018 al 2022, ricorda Confimprese, popolando centri città e centri commerciali.

Il 2021, nello specifico, ha spiegato Confimprese nel report in esame, è stato un anno di razionalizzazione per il retail, messo in ginocchio dalla pandemia e dalle chiusure prolungate degli esercizi commerciali, mentre il 2022 si è aperto con un maggiore slancio nella “strategia da perseguire per il rafforzamento della rete distributiva”.

In generale, il decennio appena concluso è stato indubbiamente complesso per il settore del commercio al dettaglio, messo alla prova dalle sfide più disparate, tra digitalizzazione e concorrenza da parte dei colossi dell’e-commerce e infine la crisi pandemica sullo sfondo di uno scenario inflazionistico. Dal 2012 ad oggi, aveva stimato infatti Confcommercio, si contano 100mila negozi ad avere abbassato la saracinesca.

Guardando ai settori merceologici, il quadro relativo al 2023 sembra riflettere i trend già emersi all’indomani del 2020, quando l’Osservatorio Confimprese aveva già rilevato un sensibile mutamento nelle abitudini di consumo delle famiglie italiano e conseguente tenuta e maggiore ripresa del settore “altro retail”. Nello specifico, per quest’ultimo si stima un rialzo pari al 6%, mentre per abbigliamento-accessori e ristorazione una crescita rispettivamente del 5% e del 14 per cento.

Per quanto riguarda i canali di vendita, emerge un rinnovato interesse per i centri commerciali, drammaticamente colpiti dalla crisi pandemica, ora indicati da oltre il 60% delle aziende come canale prioritario per le apertura, percentuale che arriva al 75% per il comparto di abbigliamento-accessori.

Spiccano tra la preferenze anche i negozi di prossimità, indicato come prioritario dal 62% del settore altro retail. Divenuto un canale di riferimento durante la pandemia, anche oggi continua a intercettare le mutate abitudini d’acquisto dei consumatori, che scelgono i negozi di vicinato per comodità e abitudine consolidata, spiega il report.

“Il sistema Confimprese, sia pure nelle difficoltà che il Paese sta attraversando, continua a crescere – ha commentato il presidente dell’associazione Mario Resca -. In controtendenza rispetto a quanto sta avvenendo nel commercio tradizionale, penalizzato dal successo dell’online e dalla conseguente desertificazione dei centri storici, il commercio moderno si difende in modo più strutturato grazie alla forza del marchio, alle economie di scala e alla revisione del rapporto con il consumatore posto al centro delle strategie di comunicazione”.

Riguardo al raggiungimento delle 2.900 aperture, aggiunge: “Un traguardo che testimonia la buona tenuta del retail, un motore decisivo per lo sviluppo del Paese, che a causa della pandemia è stato costretto a guardarsi all’interno, ripulire le proprie reti selezionando con maggiore accuratezza i propri partner e fornendo ai partner stessi,  diventati più esigenti, offerte meglio strutturate a un consumatore che analizza, studia e sceglie i prodotti e acquista non solo dove c’è un’offerta adeguata per le sue esigenze di portafoglio, ma anche dove c’è innovazione”.

Tra gli elementi di criticità che adombrano lo sviluppo distributivo, Confimprese evidenzia la mancanza di personale e la scarsità di materie prime, entrambi temi in cima all’agenda del settore. Se le catene faticano in tutto lo Stivale a trovare personale da impiegare in tutte le fasi della propria attività, è soprattutto al Nord che emergono difficoltà nel reperimento di manodopera, mentre si dimostra più ricettivo il sud, spiega l’associazione.

Saranno 650 le attività commerciali di cui è prevista la chiusura nel 2023. A pesare sono i mancati ricavi, denunciati dal 48% degli esercenti, e l’eccessiva onerosità degli affitti, denunciata dal 39% delle insegne, valori in linea con quanto osservato nel 2022.

Tra le altre motivazioni, che esulano dal contesto pandemico, emergono il processo di razionalizzazione della rete già in corso da anni (43%), la scadenza del contratto con il franchisee (13%) e la scadenza del contratto con l’immobile commerciale (9 per cento).

Alessandro Sicuro Comunication
Alessandro Sure Wordpress - Alessandro Sicuro Facebook - Alessandro Sicuro Twitter - Alessandro Sure Instagram - Alessandro Sicuro

 

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: