UNA ANALISI DI FERRARA SULLE MOTIVAZIONI DELLA DISAFFEZIONE ALLA POLITICA DIFFUSISSIMA ORMAI.
A CHE SERVE VOTARE? – FERRARA: “IL CASO DELLA GRECIA DIMOSTRA CHE LA SOVRANITÀ NON ESISTE PIÙ IN EUROPA. I RISULTATI DELLE ELEZIONI NON CONTANO PIÙ”…
“Non è votando che si definisce una politica economica e fiscale. E noi italiani questa depoliticizzazione della democrazia, di cui qui parlammo all’epoca del governo Monti, la conosciamo bene, visto che non abbiamo un vero autogoverno popolare dal 2011. Dopo due commissari eurotecnici, Monti e Letta”…
Giuliano Ferrara per “il Foglio”
La ricerca di un compromesso su debito e riforme tra Europa e Grecia è in corso, entra oggi nella sua fase più intricata, procede fra trappole verbali e micidiali alternative sostanziali. L’impressione generale è che il governo Tsipras stia cercando di mascherare la resa con l’aiuto della Commissione di Bruxelles e la spinta degli americani, dei francesi e degli italiani in qualità di spettatori interessati a vario titolo.
Ma non è ancora detto che finisca con un Germania-Grecia 2 a 0. Non è detto che, cambiate le parole “memorandum” e “troika”, cioè le condizioni del salvataggio e gli arbitri incaricati di sorvegliarlo, resti intatta la sostanza del bail out: disciplina di bilancio e radicali modifiche strutturali nell’economia e nella società greca come viatico per una crescita sostenibile, magari in cambio di qualche marginale allentamento flessibile della morsa dell’austerità (proprio nella logica rifiutata dal governo di estrema sinistra eletto ad Atene, il meccanismo “extend and pretend”, malleabilità spicciola dei creditori contro tenuta dell’obiettivo essenziale a carico dei debitori).
E’ probabile che finisca così, ma può andare anche peggio o meglio. Molti lavorano per un crac, per un trauma. Vedremo. Una cosa importante si è già vista. La sovranità democratica in senso tradizionale non esiste più, l’Europa monetaria e finanziaria è il laboratorio di sperimentazione di una democrazia “depoliticizzata” in cui, fatta salva la forma della rappresentanza parlamentare, le cifre che contano di più non sono i risultati delle elezioni.
Non è votando che si definisce una politica economica e fiscale. E noi italiani questa depoliticizzazione della democrazia, di cui qui parlammo all’epoca del governo Monti, la conosciamo bene, visto che non abbiamo un vero autogoverno popolare dal 2011. Dopo due commissari eurotecnici, Monti e Letta, con Renzi è in atto un tentativo di ripoliticizzazione democratica, che tuttavia procede entro limiti strettissimi e sotto sorveglianza, malgrado l’exploit del Pd alle elezioni europee.
Con un sistema-euro chiuso, da cui è traumatico uscire e nel quale si può stare solo a certe condizioni contabili, gli elettori greci contano e non contano. Ovvio, esistono anche gli elettori tedeschi, ed è l’argomento palmare che la ragione oppone alle pretese manovriere dei furbetti di Syriza.
Ma se ci pensate anche gli elettori tedeschi, e tutti gli altri, sono oggetto di negoziati in cui sulla sovranità democratica della politica prevalgono tecnica e mercati. Nella politica estera e di sicurezza è sempre stato così, più o meno, ma per la prima volta è così anche nella politica economica e sociale. C’è qualcosa che mostra il tramonto delle nazioni e della sovranità democratica tradizionale.
Il partito che spinge per il trauma non è il popolo greco debitore, che vuole tenersi l’euro con l’80 per cento del consenso. Né il popolo dei creditori. Lo scontro è tra modelli di crescita e salvaguardia dei mercati, è scontro interno al capitalismo finanziario, ai suoi gruppi di interesse che non hanno nazione, ai suoi guru, economisti, tecnocrati. Debitori e creditori vogliono un compromesso. City e Wall Street una puntata sul collasso la fanno.
I think it is understandable why public dissatisfaction with politics is more than rampant. Sovrenty should still exist even though there are those who have issues with the electorate process and the results. that is no reason to just dismiss the entire government process and try to circumvent the process. Even though in many instances it does appear to be justified.
One of the most important factors is the search for reform process that is agreeable to both Greece and the other leaders in Europe . It is hope that some compromise could be reached, agreed to and all parties working together, no matter how they may disagree on the issues and what brought them to this point.
Isn’t voting that defines economic and fiscal policy? It must be a key point in voting but also electing leaders that would define these policies and enforce them effectively . It is important to have elected leaders that will work on these policies, reforms and more. Not just say they will then do just the opposite, hence more distrust and deeper problems then there are currently.
there must be an agreed upon compromise with all parties working as a team