In attesa del Copenhagen Fashion Summit, importante evento internazionale sulla sostenibilità nella moda in programma il 15 e 16 maggio, l’ente organizzatore Global Fashion Agenda presenta la prima Ceo Fashion Agenda, frutto di un impegno trasversale tra colossi come Kering, H&M, Target, Bestseller, Li&Fung, insieme alla Sustainable Apparel Coalition. Individuate sette priorità per un’evoluzione responsabile del settore.
Dal documento scaturirà a metà maggio il primo Innovation Forum all’interno della manifestazione di Copenhagen, nel quale verranno coinvolti anche i fornitori dei marchi.
Sette i punti chiave della Ceo Fashion Agenda, a partire dalla necessità di una tracciabilità nella supply chain, da un uso controllato di acqua, energia e prodotti chimici e da ambienti di lavoro in cui sicurezza e rispetto siano le regole di base.
In primo piano nel documento anche la scelta dei materiali, la creazione di un sistema a “circuito chiuso”, fondato sul riciclo e non sulla dispersione dei capi dismessi – che nel 73% dei casi finiscono nelle discariche – e l’adozione di stipendi adeguati nelle fabbriche.
Il settimo punto riguarda la quarta rivoluzione industriale: un argomento molto delicato, vista la crescente automazione negli impianti. Vanno fatte attente valutazioni a proposito dell’uso delle tecnologie, della loro reale necessità e dell’impatto sui lavoratori.
Eva Kruse, ceo di Global Fashion Agenda, sottolinea come questa sia la prima volta che viene messa in campo una sinergia di questo tipo, in un’industria come quella della moda, nella quale a livello globale sono coinvolti 60 milioni di lavoratori (nella foto, una proposta di Balenciaga, marchio del Gruppo Kering).
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